Non c’è bisogno neppure dell’ingresso salvifico del ragazzo quarantenne col numero 10, che stavolta rimane a bordo campo a cuocere in un riscaldamento infinito, finché si immalinconisce nell’attesa. Sarà per la prossima volta, capitano. La Roma stasera si basta da sé, è terza: per Luciano Spalletti, che alla fine corre ad abbracciare Manolas, è quasi un giorno perfetto in una partita altamente imperfetta, per non dire sgangherata. Nel primo tempo ci sono 22 tiri in porta totali (36 alla fine), record per questo campionato, segnale non certo di gioco abbacinante ma di difese allegre e di assetti improbabili. Dal violento cozzo di mediocrità chi esce a pezzi è l’Interella dell’Olimpico, ora davvero in crisi, non si può far finta di nulla con orientale impassibilità. Qualcuno intervenga.
La vittoria sulla Juventus, anche se chi l’aveva intuito lì per lì fu tacciato di incompetenza, era stata illusoria. Quella sera c’era una Juve in ginocchio di suo e misteriosamente senza Higuain, e c’era un’Inter splendente e combattiva, immersa in un’atmosfera particolarissima. Invece nell’Olimpico senza atmosfera (che enorme tristezza non avvertire più la scossa del pubblico, i canti, i suoni, persino gli odori di uno stadio in amore, ora tacciono tutti a lungo con rari risvegli) l’Inter di Frank De Boer naufraga ancora. La quarta sconfitta in nove partite ufficiali, il settimo posto in serie A e l’ultimo, a zero punti, nel girone di Europa League sono fatti, non opinioni. Come è un fatto che il tecnico olandese stia perdendo troppe partite senza dare un’impronta, un segno di sé, un graffio purchessia. L’Inter non è ancora una squadra, è un gruppo di giocatori senza particolari equilibri tattici, senza fuoco. L’altro fatto, l’altro dato che spaventa è che anche a Roma l’Inter va in svantaggio subito, dopo appena cinque minuti, ed è l’ottava volta che le accade in nove partite. Come è possibile entrare in campo sempre molli e flaccidi, farsi tagliare fuori alla prima accelerazione e dover partire già in salita, ancora una volta? Ci dev’essere qualcosa di profondamente sbagliato in questa Inter, nelle sue dinamiche interne. Si è pensato che Joao Mario fosse l’uomo del destino, ma il portoghese è un ottimo centrocampista di quantità che avrebbe bisogno di spalle a cui affidarsi, magari con la tecnica di Banega ma con ben altro dinamismo, visto che l’argentino ha presenza scenica calante, anche se qui segna il suo primo gol italiano. Ma gli errori di De Boer a Roma sono evidenti, come quel consegnare Santon alle volate di Salah, o come l’incomprensibile ingresso di Jovetic, 18 minuti giocati fin qui, che è un fantasma e commette pure l’inutile fallo da cui nasce la punizione del 2-1 romanista. Qualcuno svegli De Boer, e ponga rimedio al disastro incombente, oppure si comincino a fare valutazioni serie. È bastata una Roma approssimativa, solo più concentrata, e persino senza Nainggolan, per disporre dell’Inter. Che ha chiuso alla disperata, con Handanovic due volte in area romanista a cercare miracoli che non potevano arrivare. Bisognava pensarci prima.