Le riserve espresse dalla Soprintendenza sullo stadio della Roma a Tor di Valle erano già emerse nel 2014. Nel parere trasmesso lo scorso 5 ottobre, però, si rileva ancora scarsa chiarezza sulle «procedure attivate». Non solo. Gli esperti del San Michele sottolineano che Via e Vas (valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica) «non sono accompagnate da alcuna istruttoria dell’ente proponente e di quello competente».
Tra le maggiori criticità, i responsabili della tutela segnalano l’impatto delle tre torrifirmate dall’archistar Daniel Libeskind sui coni prospettici. Tradotto: «Edifici di notevole altezza (200 metri, ndr ) che negli elaborati non sono stati neppure raffigurati in elevato, ma solo indicati nel piano volumetrico». I grattacieli potrebbero stravolgere lo skyline dell’Eur dal Colosseo quadrato alla basilica dei Santi Pietro e Paolo, fino al Gazometro. E coprire la visuale dell’area Unesco: terrazze del Gianicolo, Giardino degli Aranci, Vittoriano. Per poter valutare gli effetti mancano ancora le fotosimulazioni richieste dalla Soprintendenza. Gli esperti del San Michele temono anche per l’Ippodromo, «individuato tra le opere di rilievo da inserire negli Archivi di architettura contemporanea». La struttura, progettata da Julio Lafuente e Gaetano Rebecchini, si inserisce in un contesto caratterizzato da altri interventi degli stessi autori: emblematici i cosiddetti «ventagli» della Magliana con la facciata a forma di triangolo rovesciato. Non a caso, si moltiplicano gli appelli per la salvaguardia dell’Ippodromo: dal Do.co.mo.mo (Documentazione e conservazione di edifici e complessi urbanistici del movimento moderno) all’associazione Bianchi Bandinelli. Anche la figlia di Lafuente ha chiesto che la tribuna fosse inserita nel progetto, magari per i campi di allenamento. Altro elemento sul quale si sofferma la relazione della Soprintendenza, la tenuta di caccia di papa Leone X, tipico esempio di villa suburbana. Ai lavori della dimora cinquecentesca avrebbe collaborato anche Donato Bramante. Parte delle decorazioni del castello rinascimentale, acquistato nel 1959 dal Sovrano militare ordine di Malta, sono conservati a Palazzo Braschi.
Tutta l’area – situata in un’ansa del Tevere con ampi spazi aperti non edificati — si caratterizza per «presenze archeologiche diffuse» che coprono un arco cronologico compreso tra l’età del bronzo e il periodo imperiale. Dagli uffici del San Michele, anche in questo caso, si sarebbero aspettati «saggi preventivi e studi più approfonditi». C’è poi un altro aspetto: è la prima volta dall’entrata in vigore del decreto Madia (il 127 del 2016) che la nuova Conferenza dei servizi simultanea si applica a un’istruttoria di così ampio respiro, in variante urbanistica e paesaggistica, da concludere entro marzo. Senza contare l’incognita del quantum, ovvero «la consistenza della perdita del patrimonio esistente, sia naturale che artificiale». In mancanza di una stima dettagliata, che include «l’interruzione della rete ecologica e delle relazioni dei sistemi insediativi storici», è impossibile calcolare «l’adeguatezza delle compensazioni e delle migliorie».