Di Bartolomei, Ferraris IV, Bernardini, Amadei, De Sisti, Guarnacci, Rocca, Conti, Giannini, Totti, De Rossi… Basterebbe uno di questi nomi a riempire di Roma la Roma e viceversa. Ma che la Roma e la Roma siano la stessa cosa lo sanno tutti, soprattutto quelli che cercano di convincersi in qualche maniera di non so cosa visto che “basterebbero” il nome, i colori e il simbolo che hanno città e squadra. Però lasciamoli riposare i Figli di Roma, capitani e bandiere della nostra storia. Prendiamo un’altra strada. Iniziamo dalla Stazione Termini. Campionato 1929/30, il primo a girone unico.
La settimana del primo derby di sempre, giocato l’8 dicembre 1929. Settimana infuocata: la Lazio andò in ritiro a Grottaferrata, a Villa Cicerone, la Roma invece non fece nessun ritiro fuori porta perché secondo il suo presidente Renato Sacerdoti «tutta la città è con la Roma». Mentre gli altri erano a Grottaferrata, la squadra andò a preparare il primo derby della storia a via Gaeta 64, Villa delle Rose, a fianco della Stazione Termini. Poi ci fu la partita.
A proposito di come si presentò lo stadio Rondinella, sulla carta casa della Lazio, quel giorno si legge da wikilazio (non da Il Romanista): «La tifoseria della Roma è più numerosa e accesa avendo un profilo sociale più popolare, mentre quella laziale è per lo più di estrazione borghese, con atteggiamenti da snob che non attirano troppe simpatie… In termini numerici vuol dire che mediamente per ogni tifoso laziale ce ne sono almeno cinque della Roma». 1 a 5. Ci sta come numero da derby.
Da Il Littoriale del giorno dopo: «Sapevamo che a Roma la maggioranza del pubblico volge le sue simpatie ai giallorossi, credevamo tuttavia che anche gli azzurri avessero messe di simpatie. Ci siamo dovuti ricredere: i nove decimi dell’immenso pubblico che ha gremito lo stadio della Rondinella agitavano bandierine giallorosse… Si può dire obiettivamente che la Lazio ha giocato in campo avversario».
In ritiro a Grottaferrata e a Roma in trasferta. La partita la Roma l’ha vinta ancora prima che in campo (1-0 gol di Volk al 73′) sugli spalti, cioè in città, fuori perché fuori (dallo stadio) e dentro era la stessa cosa. La Roma è nata per dare alla città una squadra che finalmente ne avesse non “solo” nome, simboli e colori, ma l’anima: aristocratica e popolare, stradarola e papalina. In un’intervista del 1979 Sandro Ciotti chiese a Bernardini: «Perché la Roma fu subito così popolare?». «Eravamo quasi tutti romani», la risposta del Professore. Quasi tutti romani: il 29 maggio 1930 era letteralmente così. (…)
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci