La Roma che esce dalla Borsa non è una notizia fresca, ma solo una conferma. E lo farà in un modo o nell’altro, come previsto dalla procedura di legge, entro il 2022. Nella giornata di ieri è ufficialmente iniziata l’Opa (offerta pubblica d’acquisto) promossa dal club. Con un’operazione che avrebbe potuto essere meramente finanziaria ma che la proprietà ha voluto rivolgere anche, se non soprattutto, al cuore dei propri sostenitori e in questo caso azionisti. E alla ragione, vista la convinzione del gruppo Friedkin che il futuro, a breve e lungo termine della Roma, passi dalla necessità di salutare Piazza Affari.
Una giornata importante quella di ieri per la società giallorossa, con i proprietari che puntano al 5% di azioni flottanti per poter poi uscire dalla Borsa e che hanno lanciato diverse iniziative per chi cederà la propria quota. Si chiama “Assist” il programma per incentivare la vendita delle quote degli azionisti di minoranza.
Tanti i vantaggi (ne parliamo in un paragrafo dedicato) per gli azionisti. Nel primo giorno non è stata presentata alcuna richiesta di adesione ma non c’è alcuna preoccupazione, innanzitutto perché l’offerta terminerà il prossimo 8 luglio e l’obiettivo del delisting (si chiama così tecnicamente l’uscita dalla Borsa) resta alla portata, e poi perché le prime giornate (ma anche settimane) sono solitamente di valutazione. Il rastrellamento delle azioni, è questa la novità importante, avviene con un’operazione innovativa per il mercato italiano, che cerca di coniugare finanza e amore. Dei tifosi, in questo caso.
Un’operazione che parte dal vantaggio che nella fase di Skate-Building (terminata dieci giorni prima del previsto) prima dell’apertura dell’Opa, i Friedkin sono arrivati dall’86,8% di azioni all’89,99% (contro il 95% necessario per il delisting) con tempistiche più veloci rispetto alla consuetudine del mercato (di solito la fase precedente l’offerta pubblica è un momento di poca attività), se è vero che in poco meno di un mese, da quando cioè è stata annunciata l’operazione al mercato, i Friedkin hanno avuto modo di rastrellare quasi il 3% di azioni.
Delle ultime 40 operazioni sul mercato italiano sono solamente due i casi in cui si sono raggiunti i numeri che ha toccato la famiglia Friedkin. Obiettivo 5%, allora. Non facile, ma non impossibile nelle intenzioni della famiglia texana, che ha pianificato due scenari.
Se entro l’8 luglio si arriverà alla cessione volontaria del 5% rimanente agli azionisti (circa 5.000 persone), la Roma diventerà privata entro l’inizio del campionato o giù di lì, comunque entro il mese di agosto. Se invece non si raggiungerà la quota, l’obiettivo resta quello del delisting entro la fine del 2022. A quel punto, però, entrerà in scena il piano B (già approvato dalla Consob) e che sarebbe davvero solo un’operazione finanziaria, con poche implicazioni, in uno scenario simile, di passione e amore.
Prevale un ragionevole ottimismo da parte del Gruppo di Houston, convinto di aver messo in piedi un’operazione che vada a premiare l’azionista non solo come tale, ma soprattutto come innamorato dei colori giallorossi. (…)
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FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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