E se José Mourinho provasse a vincere ancora la Conference League? La sconfitta della Roma contro il Betis, in casa propria, cala il sipario sulla possibilità per i giallorossi di vincere il girone di Europa League. E questa non è una buona notizia. Perché chi arriva secondo nel gruppo deve sfidare in un playoff invernale una delle squadre eliminate dalla Champions.
Certo, si tratta delle terze, ma potrebbero capitare sorprese sgradevoli: Ajax, Atletico Madrid, Leverkusen, Lipsia, Siviglia, addirittura il Barcellona. Insomma, si potrebbe fare davvero dura, e troppo presto, nella corsa al trofeo.
Attualmente però la Roma è terza nel girone di Europa League. E dalla stagione scorsa, le terze “retrocedono” nella terza coppa europea. Sì, la Conference League, la coppa vinta un anno fa e oggi tatuata sul braccio dello Special One. Il paradosso è che, quando la giocava, per motivare i suoi giocatori diceva: “Dobbiamo arrivare noi in finale perché la nostra coppa, non di chi è sceso dall’Europa League“.
Oggi potrebbe diventare un orizzonte allettante per non interrompere la striscia di successi. Anche se José non vuole ammetterlo, anzi fa capire che sia più che altro un piano B: “Se andiamo in Conference andiamo per vincerla di nuovo, ma questo non è l’obiettivo, l’obiettivo è continuare in questa competizione“.
In realtà, oltre al valore sportivo, c’è anche una questione economica. Perché già soltanto oggi, se la Roma arrivasse seconda e fosse impegnata negli spareggi di Europa League, incasserebbe un milione in più rispetto a finire terza. Non solo.
Vincere l’Europa League vale, mediamente, una decina di milioni in più rispetto a vincere la Conference: 6,5 milioni soltanto per i premi legati al passaggio dei turni eliminatori. Più una discreta differenza nel market pool: 10-12 milioni per chi arriva in fondo alla seconda coppa europea, solo 6-8 se vinci la Conference. E non sono pochissimi.
FONTE: La Repòubblica – M. Pinci