Benjamin Franklin è stata una figura di riferimento nell’America, e non solo, del 1700. Giornalista, autore, tipografo, inventore, diplomatico, scienziato, politico, soprattutto uno dei padri fondatori degli USA. E’ molto amato anche dagli americani di oggi. Non solo perché è il volto stampato sulla banconota da 100 dollari. Unico, insieme ad Alexander Hamilton, ad avere questa gratificazione senza aver ricoperto la carica di Presidente.
Nativo di Boston, quindicesimo di diciassette figli, cominciò a studiare presso una scuola clericale. Perché i genitori volevano diventasse pastore. Ma le finanze della famiglia non erano straordinarie, e alla Boston Latin School a un certo punto dissero basta. Continuò il suo processo di educazione, ovviamente. Da autodidatta. Finchè non venne assunto nella tipografia del fratello James. Con il quale litigò qualche anno dopo, scappando di casa e trasferendosi a Filadelfia. Che diventerà la sua città adottiva.
Faceva il tipografo anche lì, ma il suo poliedrico potenziale doveva per forza prima o poi sbocciare. Molte delle sue invenzioni ruotavano intorno allo studio dell’elettricità. La più famosa è il parafulmine. Anche se è ancora in atto una controversia che chiama in causa Vaclav Prokop Divis. Uno scienziato ceco che costruì anch’egli un parafulmine, circa due anni dopo la prima applicazione di quello di Franklin. Si sostiene che le due invenzioni siano indipendenti, ma non è una teoria universalmente riconosciuta dagli storici.
Non sappiamo che interpretazione avrebbe dato, se pro-Trump o anti-Trump, ai tanti spot andati in onda durante il Superbowl di domenica. O forse si. Però sappiamo che inventò anche le lenti bifocali, risolvendo un problema che era prima di tutto personale. Seguendo le proprie passioni, inventò anche le pinne (teorizzate da Leonardo Da Vinci e perfezionate da lui che era un nuotatore) e l’armonica a bicchieri. E una stufa caminetto dai consumi ridotti, che nel mondo anglosassone è ancora chiamata Franklin.
Forse però nemmeno lui avrebbe trovato la soluzione ai problemi del Pescara. Nessuna vittoria, se non quella arrivata a tavolino. Un mercato che non l’ha vista rafforzarsi. La contestazione continua dei tifosi. La sconfitta per 2-6 contro la Lazio. Un presidente che annuncia le dimissioni. Qualcuno ci ha anche provato a darle una mano, ma sono ben 5 i rigori sbagliati sui 7 assegnati. Un destino che appare (sottolineiamo appare) inevitabilmente segnato. Una brutta stagione può capitare a chiunque. Il problema è che i biancazzurri sono in discreta compagnia. Crotone e Palermo stanno facendo qualcosa in più. Ma ad oggi sembra troppo poco anche solo per tentare di salvarsi.
Quello che però Franklin avrebbe potuto fare, sarebbe stato consigliare i potenti del nostro calcio affinchè non si ripetano situazioni così. Squadre che non sono all’altezza delle altre, campionati finiti a metà torneo per una decina di formazioni, 13 gol segnati in trasferta da due sole squadre nella stessa giornata. Fosse per noi la serie A sarebbe a 50 squadre, pur di vedere più calcio possibile. Ma già così sembrano più di quante dovrebbero essere.
Frankiln che era talmente stimato che gli attribuirono anche invenzioni che non erano sue. Una su tutte: l’ora legale. Che negli USA entrava in vigore proprio il 9 febbraio 1942 (ricorrenza di oggi, o comunque di questi giorni). Era del tutto impossibile che l’idea fosse di Benjamin Franklin, perché la prima proposta in questo senso venne fatta soltanto alla fine del 1800, da parte di un neozelandese di nome George Vernon Hudson. In realtà Franklin con l’argomento c’entra qualcosa. Perché si era posto un problema a cui lui stesso, figlio di un commerciante di candele, era probabilmente sensibile.
Scrisse una lettera al quotidiano francese Journal De Paris nel 1784, in cui suggeriva alcune proposte per ridurre il consumo dei lumi. La più discutibile era quella di piazzare un cannone in ogni via che sparasse un colpo come sveglia ad orari piuttosto mattinieri. Riassumendo, Franklin non voleva assecondare un bioritmo che negli anni era diventato congenito nel genere umano. Fin da quando le civiltà agricole si alzavano ai primi chiarori, seguendone anticipi e ritardi a seconda delle stagioni. E la cosiddetta “ora prima”, come nell’Impero Romano, era quella che cominciava dopo il sorgere del sole, indipendentemente da quando si verificasse. Franklin voleva semplicemente che la popolazione si alzasse prima, mandandola a letto più presto.
Ma la sua lettera era soltanto ironia. E quella parte della storia che non lo capì, lo fece protagonista di questa importante svolta per l’umanità. In Italia l’ora legale è in vigore dal 1966, tolti alcuni provvedimenti precedenti dovuti a situazioni particolari. Come le due Guerre Mondiali, la creazione della Repubblica Sociale che portò a uno sfasamento di orari tra nord e sud del paese, e l’occupazione jugoslava che voleva allineare le zone interessate al proprio orario. La grossa differenza sta nel fatto che Franklin non propose quello che invece prese in considerazione Hudson. Ovvero spostare il tempo, mandare avanti gli orologi.
Per tentare di risolvere l’ennesimo controsenso del nostro calcio, invece, è stato inventato il “posticipo legale”. Ovvero spostato di un giorno rispetto al lunedì sera, che da qualche tempo è diventato il limite delle giornate che seguono le coppe europee. Così il problema del peso dell’incontro di rugby tra Italia e Galles sulle condizioni del campo di gioco non c’era più. Tanto che De Rossi quasi ci lascia una caviglia e siamo soltanto nel riscaldamento. Poi però la Roma vola sulle zolle sconnesse dell’Olimpico e ha largamente ragione di una Fiorentina a tratti inesistente. Luciano Spalletti ha lanciato lo slogan “Famo sto stadio”. Ma è possibile che ogni volta sia buona per aggiungere un motivo valido a questa proposta?