Che per l’eterno confronto tra Roma e Juventus si tiri in ballo il Dna è conseguenza quasi inevitabile, troppo profonde le differenze tra chi ha sempre messo il risultato davanti a tutto («vincere è l’unica cosa che conta», il motto più antisportivo che mente abbia partorito) e chi invece ha sempre preferito alla certezza della meta contemplare la bellezza del paesaggio, in ogni sua forma, ben consapevole che non sempre la forma si sposa poi con la sostanza. Lo ha fatto Allegri, ieri.
Magari citando il Dna pro domo sua, gonfiando il petto per quel che lui ha rappresentato per la società bianconera nella sua lunga militanza, chissà se anche per scacciare le tentazioni che invece sembrano davvero d’attualità da quelle parti di tornare ad affidare la panchina del prossimo anno ad un allenatore che di quel Dna sembra quasi non saper che farsene, se è vero che è Thiago Motta il tecnico individuato per il prossimo progetto sportivo. Del Dna di De Rossi invece non serve neanche parlare, lui che lo spirito di Roma ha saputo incarnare così bene da esserne un quotidiano e puntualissimo rappresentante.
Ieri è stato il tempo dei complimenti reciproci, ma stasera il confronto sarà assai meno riguardoso (calcio d’inizio ore 20,45, telecronaca esclusiva su Dazn, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista), una vittoria della Roma proietterebbe i giallorossi sul trampolino di lancio verso la Champions e renderebbe indigesto il finale di stagione ad Allegri, il risultato opposto determinerebbe opposti effetti. Posta in palio altissima, dunque, e nessuno sconto. Vincerà chi sta meglio. Ma chi sta meglio?
Fisicamente i bianconeri si godono il vantaggio di essere indubbiamente più riposati, avendo disputato sino ad oggi in stagione appena 38 partite, contro le 49 della Roma, ma soprattutto hanno avuto sette giorni pieni per preparare la sfida di oggi mentre De Rossi ha avuto a disposizione solo l’allenamento di ieri (e stamattina, contrariamente alle abitudini, tornerà in campo per provare magare le ultime palle inattive).
Yildiz si è unito all’assenza di Alex Sandro, per la Roma invece non ci sono degenti in infermeria, ma solo qualcuno che ha ormai superato i limiti della sua stessa resistenza e che però rischia di dover andare ancora in campo stringendo i denti e magari anche le fasciature muscolari. Mentalmente la sconfitta di giovedì col Bayer può aver lasciato un segno nelle teste dei romanisti, ma l’abitudine a giocare tante gare ravvicinate importanti conferisce anche un’autorevolezza che nella sua storia la Roma non sempre ha avuto e ha forse acquisito solo negli ultimi anni, grazie anche al contributo specifico fornito da Mourinho. (…)
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco