Il giorno dopo il parere della Soprintendenza è un po’ un «tutti contro tutti». Da una parte proprio la Sopraintendenza che ci tiene a specificare – tramite la direttrice Margherita Eichberg – come non si sia svegliata con un paio di anni di ritardo. Dall’altro la Roma, disponibile a salvaguardare in caso la famosa tribuna di Tor di Valle in altro loco, non mancando però di sottolineare come «sia singolare la tempistica del parere», non comprendendo «iniziative così intempestive da apparire ostili» e mettendo per la prima volta nero su bianco la possibile causa, «avviando certamente ogni azione a tutela del nostro progetto».
E in mezzo? Molto altro, dalla Conferenza di Servizi in cui è entrato il Codacons («Ora i romani avranno un ruolo», dice il presidente Carlo Rienzi) al sindaco Virginia Raggi: «Con questo parere ci sono nuovi elementi che incidono sulla valutazione e realizzazione del progetto». La Eichberg, poi, ha chiarito come «la nostra sia un’iniziativa per tutelare un pezzo di storia dell’architettura.
Il procedimento si concluderà tra 120 giorni, i proponenti ne hanno 80 per risponderci e chiedere che il vincolo non venga apposto. Ma è dal 2014 che diamo pareri di forte criticità, a cui non è seguita alcuna revisione progettuale. Nella conferenza il Governo ha un rappresentante che potrà mediare il parere negativo. Ma non vedo come». Pareri negativi che non esistevano, secondo l’ex assessore all’urbanistica Caudo. E la Roma? Sorpresa: «Le tribune sono precarie e pericolanti, in abbandono da anni, dimenticate pure dalla Soprintendenza. Era stato fatto presente alle istituzioni, che hanno dato il via libera al progetto». Impressioni? Sembra davvero l’inizio di una lunga battaglia. Legale.