Adesso gli amministratori delegati da trovare sono due, uno per la Roma, l’altro per l’Everton. Dan Friedkin ha ufficialmente completato l’acquisizione del club inglese che entra a far parte della galassia calcistica del texano dopo il club giallorosso e il Cannes.
Ieri l’Everton ha potuto ufficializzare il passaggio di proprietà. L’Everton sarà gestito dal Friedkin Group ma non direttamente né da Dan né dal figlio Ryan, bensì da Marcus Arthur Watts, il braccio destro del magnate texano nonché presidente del gruppo che i romanisti ricordano come figura decisiva nel passaggio di consegne tra la gestione Pallotta e l’attuale proprietà giallorossa.
Sarà quindi Marc Watts a capo dei Toffees, e questo è un messaggio dei proprietari texani proprio ai tifosi romanisti. Dal club giallorosso fanno infatti sapere che Dan Friedkin ha voluto mantenere la carica di presidente della Roma, così come Ryan quella di vicepresidente, poiché la ritengono ancora il centro del loro progetto calcistico.
In sostanza, per loro la Roma è il bene primario. Inoltre, fa sempre sapere la società giallorossa, la proprietà non si aspetta assolutamente problematiche con l’Uefa legate alla presenza futura di entrambe le squadre nella stessa competizione europea, così come non ce ne sono state per gruppi analoghi con multiproprietà:
“Nil satis nisi optimum“, solo il meglio è sufficiente, è il motto latino dei Toffees utilizzato dai Friedkin nel comunicato del club. Quello invece degli americani è “essere custodi del club”, un pensiero emerso sia nel messaggio di acquisizione della Roma sia in quello dell’Everton.
Una differenza però tra i due comunicati: in quello giallorosso si parlava – e si parla tuttora quando escono note del club – di trofei, in quello inglese invece emerge soprattutto il bisogno di risollevare le sorti economiche e sportive tramite acquisti ponderati e strategici, il rafforzamento del piano commerciale e, naturalmente, l’ingresso della squadra nel nuovo stadio su cui Dan ha investito ancor prima di comprare l’Everton.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi