L’AS Roma non ha soddisfatto il requisito del pareggio di bilancio previsto dal Fair Play Finanziario nella stagione 2021/22 ed ha concordato un accordo transattivo di 4 anni. Iniziava cosi il comunicato dell’Uefa del settembre 2022 sul settlement agreement a cui sarebbe stata da allora sottoposta la Roma. Da quella data i tifosi giallorossi, e soprattutto il duo Mourinho-Pinto, hanno iniziato a fare i conti con diverse limitazioni e paletti, che per anni hanno stravolto le sessioni di mercato e che ancora oggi sono di stretta attualità.
Il principale ostacolo è stato quello del Transfer balance sul costo della rosa, decaduto al termine della passata stagione. Ma quello era soltanto uno dei paletti che la società dei Friedkin doveva rispettare. «Il regime transattivo copre i cinque periodi di riferimento che terminano nel 2022, 2023, 2024, 2025 e 2026 e le cinque stagioni 2022/23, 2023/24, 2024/25, 2025/26 e 2026/27» la specifica di Nyon.
Ed ecco un altro passaggio fondamentale di quel patteggiamento: «Lo scopo principale dell’accordo consiste nel garantire che il club rispetti i requisiti di stabilità nel periodo di monitoraggio valutato nella stagione 2026/27». Il club deve avere un surplus o un deficit aggregato di utili da calcio entro la deviazione accettabile, con il massimo deficit di 60 milioni. Oltre i 60 milioni di rosso non si potrà andare.
Ranieri si è però riferito in conferenza alle limitazioni del rinnovato FPF. Esso stabilisce che de spese per stipendi, agenti e mercato non possono andare oltre il 70% del fatturato nel 2025. Il tutto si può riassumere in un breve concetto. Vanno alzati i ricavi per mantenere i costi attuali o vanno ridotti i costi per rientrare nel limite del 70%. Al momento la Roma supera tale rapporto.
FONTE: Il Tempo – F. Biafora