Lo chiamano “armistizio collaborativo”. Nelle 99 pagine di relazione sulle infiltrazioni mafiose nel calcio, la Commissione parlamentare antimafia ha isolato un episodio. Che riporta all’attenzione collettiva gli adesivi con l’immagine di Anna Frank in maglia della Roma utilizzati come insulto dai laziali. Un “gesto inqualificabile”, per i relatori Rosy Bindi e Marco Di Lello, che però ha fatto registrare la solidarietà anche di tifosi della fazione “offesa”. Come il leader di “Roma ai romani” Giuliano Castellino, ai domiciliari per reati contro la persona ma anche tifoso romanista. Episodio che, secondo la relazione, è “testimonianza del fatto che la contrapposizione tra tifoserie è più apparente che reale e trova momenti di significativa condivisione su temi come la violenza e il razzismo”. Insomma, esisterebbe una sorta di “cartello” romano del razzismo che unisce ultrà di Lazio e Roma. Una sorta – per restare al testo – di “armistizio collaborativo” .
La convinzione della Commissione antimafia è che dietro le schermaglie e gli sfottò si celino invece sinergie che avvicinano il cuore delle due curve: “In apparenza si rileva un clima di contrasto tra le opposte tifoserie, laddove invece tra le frange degli ultras esistono rapporti che si concretizzano in manifestazioni di contestazione alle istituzioni e alle forze di polizia”. Ad esempio cita anche i fatti dell’11 settembre 2007, quelli successivi alla morte del tifoso della Lazio Gabriele Sandri, con l’assalto alla caserma di via Guido Reni e al commissariato di Ponte Milvio e del Coni. Di certo, recentemente due anime delle due tifoserie si sono trovate fianco a fianco, ma per motivi opposti: a ricordare lo stesso Gabbo, per il decennale della scomparsa, c’erano anche i Fedayn della Roma. Ma questo poco c’entra con una permeabilità crescente delle curve romane da parte di gruppi di estrema destra: e con quell’esplicito riferimento ai temi di “violenza e razzismo” pare evocarlo la stessa relazione dell’Antimafia.