«La lettera di Pallotta inviata alla Uefa ha un senso, è un documento che porta a rivendicare i propri diritti rispetto a disparità di trattamento: lo considero un importante passo avanti». Pippo Russo, sociologo, saggista e giornalista (ha scritto “L’orgia del potere” che traccia un profilo di Jorge Mendes, procuratore di CR7, mettendone in risalto capacità e misfatti: «Uno dei mali del calcio») non ha dubbi: la Roma ha il dovere di chiedere che venga rispettato il principio che ha mosso l’istituzione del Fair Play Finanziario.
«La mossa del presidente giallorosso potrebbe avere delle conseguenze, quantomeno la Uefa dovrà rispondere, in seguito spetterà al club decidere se continuare nella sua linea di rispetto delle norme. È giusto che i principi del Fair Play Finanziario siano validi e uguali per tutti, è necessario che vengano fatti rispettare allo stesso modo, io sono dell’avviso che il principio ispiratore del Fpf sia sacrosanto e vada perseguito nel modo più scrupoloso possibile. Purtroppo è venuto al pettine il nodo che tutti temevamo potesse uscire fuori, e che speravano non si verificasse».
Quale?
«La domanda che ci eravamo posti era se davvero la Uefa sarebbe stata inflessibile con quei club ricchissimi che continuano ad andare avanti sul debito: i casi del Psg e del Manchester City hanno detto di no. La Uefa non ha saputo essere inflessibile ed è normale che a questo punto si apra la corsa degli altri club ad avere lo stesso trattamento di favore da parte del massimo organismo europeo».
Come si inserisce la lettera di Pallotta in questo scenario?
«In questo stato di cose la lettera va ad inserirsi nel modo giusto. Quando c’è una disparità di trattamento sull’applicazione delle regole non esiste più giustizia, in questo senso la Roma, come altri club che hanno dovuto scontare il rigore del Fpf, ha ragione di lamentarsi dal puno di vista dei principi generali». (…)
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