Premettendo che “Totti logora a chi non ce l’ha”, sembra che sia diventato, per i poveri laziali, un vero e proprio incubo, la Roma un vero e proprio Drago che li assalta la notte nei loro sogni alzandosi “sudaticci” la mattina seguente, il murales dedicato al Re di Roma, al Capitano. Sembra che ormai, dall’altra parte, lette le ultime esternazioni cervellotiche da derby e da Champions League, il loro unico tifo è quello contro la Roma, la loro squadra non ha tifosi, perchè gli stessi sono affaccendati in altre faccende giallorosse. Non hanno cultura, tradizione se non quella, e questa non gliela togliamo, quella di splendere di luce riflessa. Roma è un incubo, la Roma è un incubo, Totti è un incubo, i colori di Roma sono un incubo, il nome Roma è un incubo, la loro peggior sconfitta è quella. Ma facciamocene una ragione. Se il castello non ha i propri giullari, il Re come si diverte?.IL GIULLARE
Il termine giullare (dal provenzale (occitano) joglar a sua volta derivante dal lemma latino iocularis) designa tutti quegli artisti che, tra la fine della tarda antichità e l’avvento dell’età moderna, si guadagnavano da vivere esibendosi davanti ad un pubblico: attori, mimi, musicisti, ciarlatani, addestratori di animali, ballerini, acrobati. I giullari erano anche persone che dovevano essere in grado di far divertire la corte e soprattutto il re. Nel Duecento e nel Trecento i giullari, uomini di media cultura (molto spesso chierici vaganti per le corti o per le piazze) vivevano alla giornata facendo i cantastorie, i buffoni e i giocolieri (…).
(…) È quella dei giullari, una letteratura quasi sempre anonima sia sul piano anagrafico (non si conoscono gli autori di molti componimenti), sia sul piano culturale. Manca infatti un rilievo stilistico distintivo, le forme utilizzate sono convenzionali e ripetitive perché l’autore si basava soprattutto sull’invenzione, sulla battuta ad effetto, sulla brillante e improvvisa trovata (imbrattatura del murales).