Chi ha detto che un ottavo di Coppa Italia con la Virtus Entella, per di più in un lunedì sera di metà gennaio, rappresenta un impegno come un altro, poco più di un fastidio da ottemperare? Noi no. Tantomeno chi riempirà la Sud. Ovvero quelli che renderanno uno spicchio dello stadio Olimpico bello, colorato e rumoroso come fosse una sfida di cartello in Champions. In qualche modo è una partita equivalente. Cambia il nome della competizione, certo. Indubbiamente il fascino dell’avversario non è paragonabile a quello di un Barcellona o di un Real Madrid. Come le note che accompagnano le squadre in campo non sono quelle maestose e coinvolgenti delle sfide europee, ma soltanto il surrogato malriuscito coniato dalla Lega (Calcio).
Eppure la partita di questa sera può essere un punto di (ri)partenza, per almeno tre ragioni. In senso letterale: inaugura il nuovo anno e l’auspicio è che ricalchi l’orma delle ultime gare di quello appena concluso. Nella rincorsa al livello che alla Roma compete, ma che raramente è stato sfiorato nella stagione in corso. E nella riappropriazione di un torneo che è sempre stato marchiato da impronte gialle e rosse (diciassette finali, nove trionfi), anche se ultimamente appaiono un po’ troppo sbiadite per incontrare il gusto romanista. Che è tradizionalmente quello della passione, della dolorosa tensione dei contrasti, degli orizzonti netti. E possibilmente di gloria. La nostra parte dalla Coppa italia. Da quelle che caratterizzano da sempre la storia di questo club e più ancora da quella che può indirizzarne il futuro prossimo. (…)
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