Il progetto incompatibile con le tribune di Lafuente
– Le tribune dell’Ippodromo di Tor di Valle, progettate da Julio Lafuente, il famoso «paraboloide iperbolico», non trovano pace. Questa volta è la Sovrintendenza capitolina (non la Soprintendenza statale, quindi) a intervenire: il nuovo progetto «non recepisce le prescrizioni relative alle tribune espresse più volte. La proposta progettuale continua a prevedere la completa demolizione delle tribune dell’ippodromo. Per questo il progetto definitivo non risulta idoneo a superare le criticità. Si potrà determinare l’assenso al progetto nel rispetto della prescrizione di valorizzare, anche parzialmente ed eventualmente mediante riproposizione in luogo adiacente, le tribune dell’ippodromo in maniera da renderle funzionali ad attività di carattere sportivo, ricreativo, culturale collaterali al nuovo complesso».
Non bastavano, quindi, Italia Nostra, la soprintendente statale Margherita Eichberg, le misure di salvaguardia che, fino alla decisione sull’ultimo ricorso presentato o al massimo entro il 17 settembre prossimo, renderanno comunque intangibile l’ippodromo. Anche la Sovrintendenza comunale ha da dire la sua anche se l’ippodromo «censito nella carta per la qualità» del Comune è stato da questa cancellato con la delibera Marino. Cancellazione ribadita anche dalla delibera targata Virginia Raggi e Movimento 5 Stelle. Insomma, queste tribune che cadono a pezzi sembrano diventate l’incubo dei soprintendenti, statali o comunali che siano.
L’ufficio mobilità del IX Municipio: “Servono studi adeguati su trasporti e viabilità”
– Forse i dubbi più puntuali sono quelli espressi dall’Ufficio Mobilità del IX Municipio. La prima prescrizione è quella di effettuare «un adeguato studio trasportistico sulla viabilità inerente il Ponte dei Congressi che tenga conto dell’inevitabile aumento del traffico veicolare in occasione degli eventi sportivi». Va ricordato, infatti, che i proponenti hanno presentato, su indicazione del Campidoglio, una serie di studi che prendono in esame solo due scenari, la mattina di un giorno feriale all’ora di punta, e l’ingresso allo stadio in occasione di una partita alle 20.45 in un giorno feriale. Niente uscite, niente anticipi o posticipi. Seconda prescrizione: fare «uno studio sulla viabilità nel quadrante Decima-Torrino» che, infatti, anche per il Dipartimento Mobilità del Campidoglio viene praticamente tagliato fuori dal mondo.
Altro problema: la cantierizzazione che avrà un notevole impatto sulla vita del Municipio. Ma, soprattutto: «ci si chiede come la futura realizzazione del Ponte dei Congressi in posizione decentrata rispetto allo stadio, progettato e dimensionato prima della progettazione dello stadio, possa conservare ancora la sua funzione, tenuto conto che, in particolare in occasione degli eventi sportivi, potrà aversi un considerevole aumento del traffico veicolare con inevitabili ripercussioni su via dell’Oceano Pacifico fino a piazzale degli Oceani. A tal proposito, appare necessario un aggiornamento dello studio trasportistico da parte del Dipartimento Mobiltà».
Depuratori troppo vicini. Un problema irrisolto
– Fra i Dipartimenti capitolini che hanno ridotto al minimo le prescrizioni al progetto Stadio della Roma, c’è quello dello Sport: riguardare alcuni elaborati «che presentano alcune discordanze», controllare i parcheggi «in quanto difformi dalla normativa Coni» ed «eseguire una verifica con le norme Figc e Uefa per consentire l’omologazione per gare internazionali», controllare le interferenze fra impianti sportivi esistenti e la viabilità. Infine, inserire percorsi per l’attività motoria nelle aree verdi e «prevedere la possibilità di un punto di approdo sul Tevere per canoe». Molto più rilevanti le prescrizioni avanzate dal Dipartimento Commercio. Il primo rilievo è che le attività commerciali previste nel Business Park non dovevano essere «attività di vendita in quanto, insistendo su aree private» avrebbero creato un centro commerciale. Invece, «nella nuova soluzione proposta sono specificatamente identificate proprio in attività di vendita». Tutto questo, quindi, finisce per costituire «due centri commerciali di media struttura di vendita e un centro commerciale di grande struttura».
Quindi, per il Dipartimento Commercio: o si rispettano le normative per i centri commerciali oppure bisogna ridurre la superficie di vendita scendendo dal livello centro commerciale a quello di esercizi di vicinato. Secondo problema è quello dei parcheggi: un centro commerciale deve avere determinati standard che, al momento sembrano non esserci. Anche il Dipartimento Turismo è intervenuto: nel progetto, infatti, è prevista la costruzione di un albergo. Solo che «non è chiara la classificazione nel quale si intende inquadrarlo. Si parla, genericamente, di 190 stanze di categoria 3 o 4 stelle». Per il Turismo è necessario decidere quante stelle si vogliono, poiché cambiano i «requisiti minimi funzionali e strutturali».
Inoltre, «la documentazione evidenzia la presenza di 2 strutture di vendita annesse all’albergo senza specificarne la tipologia inibendo la verifica di conformità». Stesso rilievo in merito avanzato anche dal Dipartimento Commercio che rileva la sua «non competenza» proprio perché aree interne a un albergo. Da ultimo, il Dipartimento Ambiente: il problema degli odori risalenti dal depuratore Acea è ancora uno degli elementi centrali. «Si prende atto – scrive l’Ambiente – di quanto riferito dai proponenti circa la volontà di Acea di prevedere un piano di interventi per contenere la formazione e la propagazione di sostanze odorigene» ma sarà necessaria «l’effettiva formalizzazione dell’impegno di Acea». Ultima annotazione: gli alberi. «Sinteticamente verranno abbattute circa 1.770 alberature, molte delle quali presentano criticità». Ma verranno piantati «14.520 alberi» con un saldo di 12.750 unità arboree più i 168.046 arbusti previsti».
Diventerà impossibile raggiungere l’impianto
– Cade subito una delle grandi bugie propagandistiche dei 5Stelle, ovvero la completa unificazione della via del Mare/Ostiense. Si legge nel parere Mobilità in relazione al tratto dallo Stadio a viale Marconi: «L’unificazione proposta prevede essenzialmente di porre a senso unico le attuali sedi con piccoli interventi di adeguamento, messa in sicurezza e sistemi di connessione». Ancor più esplicito il Dipartimento Lavori pubblici: «si tratta di risanamento e non di nuova realizzazione come per la tratta» dal Raccordo allo Stadio. Inoltre, l’attuale conformazione finisce per isolare il quartiere di Decima. E, come un macigno, proprio per i Lavori pubblici e la Mobilità, il problema principale è quello della connessione fra la nuova via Ostiense e il futuro Ponte dei Congressi: «La connessione a servizio dello Stadio – scrivono i tecnici dei Lavori pubblici – deve essere compatibile con le fasi di attuazione nel breve, medio e lungo periodo con il Ponte dei Congressi». Per la mobilità: «l’attuale soluzione non risulta compatibile con il progetto del Ponte dei Congressi nel suo assetto definitivo perché impedisce di realizzare in tutte le sue parti lo svincolo con il viadotto della Magliana».
Solo che la progettazione del Ponte dei Congressi è così indietro che logica vorrebbe che fosse questo ad essere adeguato alla nuova via Ostiense. L’altro ponte, quello di Traiano – inizialmente avrebbe dovuto scavalcare il Tevere e connettere l’area di Tor di Valle con l’autostrada Roma-Fiumicino – è il “convitato di pietra” del nuovo progetto. Unico riferimento, a pagina 11 del parere del Dipartimento Mobilità guidato dall’ingenger Maurizio Viola: «La documentazione presenta molteplici discrepanze sul Ponte di Traiano: in alcuni punti è parte integrante del sistema, in altre viene considerata opera da realizzare successivamente, in altri ancora non viene rappresentata». Ovviamente, il caos degli ultimi giorni prima dell’adozione in Giunta del testo della nuova delibera di pubblico interesse sul progetto Stadio di Tor di Valle ha avuto ripercussioni anche su questi documenti.
Altro problema evidenziato è quello della suddivisione fra le aree: l’area commerciale non può essere una zona di filtro da e verso lo Stadio. Mancano poi le indicazioni chiare delle fasi di cantierizzazione, soprattutto sulla via del Mare/Ostiense. Anche il Dipartimento Urbanistica ha presentato svariate pagine di prescrizioni. Fra queste, le più rilevanti sono quelle legate alla necessità «di acquisire lo schema di convenzione urbanistica» (il contratto fra proponenti e Comune che dovrà essere stilato all’interno della Conferenza di Servizi e poi recepito dal Consiglio comunale, ndr) e quella di disciplinare in modo definitivo le percentuali di cubature da destinare ai diversi settori del progetto.
Così il nuovo stadio della Roma rischia un altro no
– Ufficialmente il parere del Campidoglio sul nuovo progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle è stato consegnato in Regione soltanto il 4 agosto. Sono tre pagine, a firma dell’ingegner Fabio Pacciani, nella sua qualità di rappresentante unico di Roma Capitale in Conferenza di Servizi e da lui stesso controfirmate al posto del direttore del Dipartimento, Anna Maria Graziano, in ferie. In queste tre pagine, il Campidoglio scrive che la nuova documentazione progettuale, nelle parti non modificate rispetto al progetto dell’ex sindaco Ignazio Marino, «recepisce sostanzialmente» le richieste del Comune per superare il no espresso mentre le «innovazioni introdotte dalla Delibera» Raggi sono «anch’esse sostanzialmente recepite». In sostanza, quindi, il parere del Comune, che sul vecchio progetto targato Marino era negativo, diventa positivo, anche se con una serie infinita di prescrizioni che rendono, a questo punto, obbligatoria la convocazione di una nuova Conferenza di Servizi decisoria: insieme al Comune, infatti, anche la Città Metropolitana ha formulato un gran numero di prescrizioni che dovranno essere approfondite. Prescrizioni che sono contenute negli allegati pareri espressi dai diversi dipartimenti comunali: Urbanistica, Mobilità, Lavori pubblici, Ambiente, Sport, Turismo. A questi, poi, si aggiungono la Sovraintendenza capitolina e il Municipio IX.
Un passaggio importante nel parere comunale è quello sulla questione della variante urbanistica. Una delle ragioni, forse la principale, che avevano portato alla bocciatura, da parte della Regione, del progetto era l’assenza dell’approvazione della variante urbanistica. Il 16 settembre 2016, l’allora assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, fece approvare in Giunta una memoria che conteneva, fra l’altro, anche le tempistiche di adozione della variante urbanistica. Un atto al quale lo stesso Berdini non diede mai seguito. Tanto che, infatti, alla fine della Conferenza di servizi, della variante urbanistica non c’era traccia. E la Regione, quindi, non concesse l’assenso alla Valutazione di Impatto ambientale, bocciando il progetto. Il problema secondo il Campidoglio ora si può aggirare. Scrive l’ingegner Pacciani: «Il tema è definitivamente chiarito delle recenti modifiche normative (la cosiddetta “manovrina” approvata ad aprile scorso, ndr) che nello specifico prevedono: «Nel caso di impianti sportivi privati, il verbale conclusivo della conferenza di servizi decisoria costituisce, ove necessario, adozione di variante» urbanistica e dovrà essere «trasmessa al sindaco, che la sottopone all’approvazione del Consiglio comunale nella prima seduta utile». Insomma, se la Conferenza di Servizi che oramai appare evidentemente necessaria e che si sta per aprire, concludesse i suoi lavori con il via libera, quel verbale sarebbe immediatamente trasformato nella variante urbanistica che la Raggi dovrà subito calendarizzare in Aula Giulio Cesare.