Se qualcuno avesse avuto ancora bisogno di una risposta di serietà della Roma è arrivata bella, netta, precisa, significativa: il Monza più dimesso della non lunga storia brianzola in serie A è stato spazzato via con un risultato persino più contenuto rispetto a quello che si è visto in campo. Il 4-0 porta le firme di quattro marcatori diversi (Saelemaekers, Shomurodov, Angeliño e Cristante), ma è il sigillo d’autore di Claudio Ranieri, l’aggiustatore che si sta togliendo la soddisfazione di cesellare la squadra, dopo averla aggiustata, in maniera persino sofisticata.
Ieri ci sono state rotazioni di uomini e di reparti, è cambiato più volte il sistema di gioco, ma nessuno si è mai tirato indietro e tutti hanno dato il 100% spazzando via ogni dubbio rispetto al rischio di sottovalutazione di un avversario dimesso, giocando tirati e concentrati come se fosse la finale di Europa League e non la partita contro l’ultima in classifica priva di un decina di giocatori.
In quella stessa classifica la Roma è ancora nona, retaggio di un inizio di stagione terribile: ma adesso le distanze sono molto più corte. Il Bologna e il Milan, che si affronteranno nel recupero giovedì, sono a un punto, la Fiorentina a due, la Lazio a sette, la Champions a nove. E i prossimi avversari si chiamano Como, Empoli, Cagliari e Lecce.
La cosa più bella in assoluta è stata che nei primi quindici minuti la Roma ha giocato in apnea come se fossero gli ultimi quindici di una partita che stavi perdendo 1-0, tutti all’attacco con un ritmo forsennato, pronti ad aggredire l’avversario ad ogni palla persa, tutte sovrapposizioni e diagonali, uno incontro e uno in profondità, uno aperto e l’altro stretto, ognuno a dare una mano al compagno, senza mai rilassarsi un attimo.
Stordito il Monza, rimesso in campo con le poche forze residue da Nesta dopo la deprimente parentesi Bocchetti, ma giocare contro questa Roma, con undici giocatori indisponibili, è risultata impresa improba. Nesta ci ha provato con un 3421 per mettersi a specchio senza sapere che poi Ranieri avrebbe apportato una correzione persino logica al suo sistema, spostato quasi naturalmente verso il 4231 più che con il solito 3421.
Così Mancini ha giocato tutto aperto a destra da terzino magari meno avanzato di Angeliño dall’altra parte, con Hummels tornato titolare al fianco dell’onnipresente Ndicka, Cristante e l’appena rinnovato (nel senso del contratto) Pisilli in mediana, e poi Saelemaekers esterno a destra, Soulé a sinistra, e Baldanzi dietro Shomurodov. Pochi muscoli e centimetri, tanto estro e fantasia.
Dall’altra parte c’erano Lekovic, Brorsson e Carboni piuttosto bloccati, con Pereira a destra e Kyriakopoulos a sinistra, Bianco e Urbanski nel mezzo, Ciurria e Mota Carvalho teorici trequartisti (in realtà centrocampisti di contenimento aggiunti) e davanti il solo Ganvoula, interessante gigante congolese, l’unico in grado di creare qualche grattacapo a Hummels e qualche problema a Svilar (e tolto un po’ a sorpresa da Nesta all’intervallo a vantaggio di uno spento Petagna).
La partenza della Roma è stata bruciante, per un quarto d’ora il Monza è sembrato la preda nelle fauci del predatore: più si muoveva più sanguinava. Al 5’ la prima azione che sembrava destinata a finire con un gol, con l’assist di Angeliño da sinistra, la splendida finta di Shomurodov a vantaggio di Pisilli che praticamente al limite dell’area piccola ha aperto il piattone per un gol che è rimasto nei suoi pensieri, meno nel suo piede incerto.
Due minuti dopo Shomurodov ha raccolto un pallone senza padroni sulla trequarti e si è autolanciato in corsa fino ad arrivare al tiro di sinistro in area, un po’ sbilenco in realtà, ma ancora una volta Turati è apparso preoccupato per la facilità con cui i difensori hanno perso i punti di riferimento.
Stessa cosa al 10’: una palla gestita sulla trequarti da Shomurodov e Baldanzi è arrivata a Saelemaekers sulla destra, all’altezza del vertice dell’area, il belga ha fintato il cross mandando al bar Kyriakopoulos, è rientrato sul sinistro e senza avversari ha potuto piazzare il tiro nell’angolo più lontano, a mezza altezza, impossibile da intercettare per Turati. Al 15’ ci ha provato ancora Soulé, con un destro a giro stavolta dopo un’altra azione tambureggiante, Turati ha controllato senza difficoltà.
Ma era passato un quarto d’ora e sostanzialmente il Monza non aveva ancora attraversato la metà campo. Ogni tentativo di uscita dei brianzoli, che fosse in palleggio o più alto, si spegneva negli assalti dei romanisti senza palla, per un fuoco che alimentava i tifosi e viceversa, perché quando 56965 anime spingono forte in un qualsiasi lunedì serale invernale l’effetto è dirompente e l’autocombustione inesauribile.
Al 18’ Soulé controllava un pallone tutto solo sulla destra, dove era appena stato riportato da Ranieri (dirà il tecnico alla fine che non sempre si spostavano per sua volontà i giocatori: «li lascio liberi di muoversi, tanto sanno quello che devono fare a seconda della posizione che occupano»), ma il tiro gli veniva intercettato. Al 25’ Mati è partito addirittura dalla linea di metà campo seminando avversari fino al limite dell’area dove ha lasciato partire un destro a sorpresa sul primo palo, di poco fuori misura.
Al 32’ il suo capolavoro: ancora da destra, la posizione preferita, ancora contro Kyriakopoulos, non nella sua serata migliore, ancora delle finte a metterlo seduto, poi il cross leggerissimo col destro, a cadere nel cuore dell’area piccola, giusto sulla testa di Shomurodov che a porta vuota ha portato il risultato sul 2-0. Solo a quel punto, memore della lezioncina della scorsa partita di Ranieri, la Roma è sembrata allentare la presa, per evitare di correre rischi.
Che poi, puntualmente, quando abbassi un po’ l’intensità cominci a correre. Così anche Svilar si è dovuto guadagnare un bel voto in pagella andando a togliere dall’angolino alla sua destra un bel diagonale di Ganvoula, sfuggito per un attimo all’attenta guardia di Hummels. Sembrava un segnale di pericolo per la ripresa, ma dall’intervallo il Monza è entrato proprio senza il suo attaccante, l’unico che era sembrato in grado di impensierire la difesa romanista.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco