Mile Svilar ha la maglia numero 99 sulle spalle. Il numero del suo anno di nascita, ma è ormai evidente a tutti (purtroppo, per certi versi) che è un numero uno. Intuizione di Tiago Pinto e Mourinho, che l’ha lanciato – col senno di poi anche troppo tardi – lasciando una bella eredità a De Rossi che l’ha invece consacrato, il portiere con due patrie ma, paradosso della burocrazia del calcio, senza una nazionale, è attualmente il miglior portiere della Serie A.
Il suo contratto con la Roma è in scadenza il 30 giugno 2027, a cavallo tra i due centesimi compleanni della società giallorossa e i tifosi giallorossi non aspettano altro che la “nota del club” in cui si annuncia il rinnovo del classe 1999 nato ad Anversa e di nazionalità serba. Tifosi che sognano la porta blindata per molto tempo, pur consapevoli del fatto che nel calcio di oggi tutto è piuttosto precario e dominato dal dio denaro. Eppure Mile ha già espresso tante volte il concetto: lui si trova benissimo nella Capitale e vuole rimanere.
Le cifre degli ultimi abboccamenti e aggiornamenti raccontavano una distanza (abbastanza ampia) tra l’offerta della Roma e l’aspettativa di giocatore e entourage (1,5 milioni di base più bonus contro 4 milioni tutto compreso). La sensazione è che si arriverà a una fumata bianca a prescindere, anche se la Roma ha la necessità di tenere a bada proprio il monte ingaggi per via delle regole stringenti per le prossime due sessioni del fair play finanziario.
Certo è che una qualificazione, ormai da ritenere miracolosa, per la prossima Champions League aiuterebbe moltissimo (anche per le ambizioni del portiere venticinquenne), ma anche l’ingresso nell’Europa League darebbe una mano. Sarebbe tardi allora aspettare i verdetti di fine stagione? Bella domanda, ma in ogni caso non c’è da stare troppo in allarme, almeno nelle intenzioni. E, immaginiamo, anche nelle intenzioni di Mister X, il nuovo allenatore, che avendo Svilar in porta vorrà ritrovarselo e non ricominciare tutto da capo.
Mile si è ambientato alla grande fin dal primo anno, quando ha imparato la lingua italiana ed è cresciuto alle spalle di un monumento del calcio portoghese come Rui Patricio. Calcio portoghese dal quale lo stesso figlio d’arte proviene. Figlio di Ratko, ex portiere che si è diviso tra l’ex Jugoslavia e il Belgio finendo da allenatore nell’Anversa fino a quando Mile aveva due anni, Svilar è una creatura di Mourinho che ne parlò benissimo nel 2017 quando con il suo Manchester United incrociò il Benfica in Champions e di Tiago Pinto, che l’ha portato a Roma a parametro zero per sostituire Fuzato, che pure aveva vinto una Conference alle spalle di Rui Patricio. Operazione super almeno come le parate di Mile. (…)
Svilar è la speranza per i tifosi giallorossi di sentirsi al sicuro, perché il portiere conta, eccome. Porta punti veri, come domenica sera al cospetto di una Lazio stanca ma volitiva. Tifosi rimasti a bocca asciutta dopo aver “assaporato” prima Szczęsny e poi Alisson. Svilar è a quei livelli e non blindarlo come lui blinda la porta giallorossa sarebbe davvero un “delitto”. (…)
FONTE: Il Romanista – G. Fasan