Il calcio è fermo a causa di una pandemia. Il destino incerto del campionato attuale riporta alla memoria degli storici del pallone a quando lo scudetto venne assegnato in un giorno, uno solo, a Torino. Era l’8 maggio 1898, quattro squadre in lizza (oggi, a distanza di secoli, diremmo final four), con il titolo al Genoa, il 1° della nostra storia.
Per quanto riguarda lo stop al campionato per cause di forza maggiore invece bisogna tornare al il 23 maggio 1915, quando l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra spinse la federazione a bloccare l’attività: per decretare un vincitore si dovrà aspettare il 1919 – ma c’è chi scrive il 1921 e chi il 1924 – con il Genoa, di nuovo campione (i liguri occupavano la prima posizione del girone settentrionale quando il Paese entrò in guerra).
Anomalo anche il campionato del 1927, vinto dal Torino davanti al Bologna, ma confiscato per l’illecito che un dirigente granata, in combutta con lo juventino Luigi Allemandi avrebbe compiuto durante un derby-chiave, che il Toro si aggiudicò laa gara per 2-1,al prezzo di 25mila lire. Dal processo emersero indizi, non prove. E anche per questo Arpinati – capo della Fig – revocò lo scudetto al Toro senza però assegnarlo al Bologna.
Dalla stagione 1929/30 è stato introdotto il girone unico. E in questo senso la caduta del regime fascista funge da spartiacque. Con il nord Italia in mano ai nazisti e ai repubblichini, e il meridione agli alleati, ci si spacca, ci si divide, pur di sopravvivere “sportivamente”. Mentre da Roma in giù ci si organizza su base regionale, al nord si dà vita al campionato Alta Italia: 65 squadre suddivise in 7 gironi.
Alle finali arrivano il Torino di Valentino Mazzola, il Venezia e il 42° Corpo dei Vigili del Fuoco della Spezia. Saranno proprio costoro a risalire dal ruolo di outsider al rango di “campioni”: 1-1 con il Venezia, 2-1 al Toro. Agli archivi passa un’impresa, non uno scudetto: lo impone la cesura geografica che fece da tragico sfondo al mini-rodeo.
FONTE: Il Fatto Quotidiano