Una specie di battaglia di sentenze: una, pesante, e a favore del Comune. L’altra, meno impattante, ma contro il Campidoglio. Oggetto del contendere: lo stadio di Pietralata della As Roma, con il progetto definitivo ancora in fase di gestazione con gli archeologi della società giallorossa che dovrebbero riprendere, a breve, gli scavi necessari per poter andare avanti nell’iter. Andiamo per ordine.
Venerdì, il tribunale civile pubblica la sentenza sulla causa, intentata dai residenti, per farsi riconoscere la proprietà delle aree dove Trigoria dovrebbe tirar su l’impianto. La causa era la seconda che i residenti avevano tentato e, per la seconda volta, i giudici hanno dato loro torto.
Tre sono i motivi per respingere la richiesta di usucapione: primo non sono passati i 20 anni previsti dalla norma per questo tipo di usucapione. Secondo: i residenti non hanno esercitato nel modo corretto le procedure per l’usucapione e, terzo, quei terreni sono patrimonio indisponibile e quindi non possono essere soggetti a usu-capione.
Neanche il tempo di festeggiare che i giudici, questa volta il Tar, condannano il Comune. Stavolta a prendere in contropiede l’amministrazione capitolina è un’attività commerciale di autoricambi. Per inciso, quella all’interno della quale sono stati effettuati tutti gli scavi archeologici fino a ora completati dai tecnici giallorossi la scorsa estate. In questo caso, i giudici amministrativi hanno evidenziato come il Campidoglio non possa utilizzare un abuso edilizio come motivo per revocaге la licenza.
Ora, la questione in realtà è molto meno grave di quanto a una prima analisi possa sembrare. Intanto perché non è da escludersi un ricorso in appello al Consiglio di Stato. In secondo luogo, come spiega l’Assessorato all’Urbanistica se da una parte la società ricorrente ha saputo dimostrare che l’attività si era spostata dalla particella dove il Municipio aveva riscontrato l’abuso edilizio, dall’altra la sentenza riconosce che quella particella è pubblica.
Il punto, sottolinea infatti l’assessorato, è che quell’attività «continua ad esercitare in detenzione precaria su particelle comunali». Quando sarà necessario utilizzare quelle particelle per i cantieri dello Stadio, allora sarà necessario mandarli via.
FONTE: Il Messaggero – F. M. Magliaro