Sono due giorni che ho lo stomaco chiuso. Roma-Liverpool è la semifinale che non avrei mai voluto vedere. Da un lato i giallorossi, la squadra che tifo da quando sono giunta in Italia da Liverpool. Ma, d’altro lato della barricata, ci sono i Reds, la squadra della mia città, lì dove batte ancora il mio cuore. Per farvi capire il mio tormento, voglio rivelarvi che ho la sciarpa di entrambi i team: ma nessuna delle due indosso per la semifinale fratricida.
Quando giunsi nel vostro Paese andai a vivere a Genova, dove ero impiegata nella Costa crociere, poi mi spostai a Roma, dove sono arrivata 18 anni fa per vivere con Gabriele, mio marito, conosciuto in nave. Cercai già in Liguria una squadra da tifare che fosse paragonabile ai Reds. Una società non necessariamente vincente, ma che avesse una tifoseria calda come la nostra, con un inno bello come “ You’ll never walk alone”. E all’Olimpico, dove sono andata diverse volte, l’ultima due anni fa, a vedere De Rossi e compagni, ho trovato lo stesso clima dell’Anfield Road.
Mio marito, che è sardo ma vive è a Roma, è anche lui giallorosso. La partita non la segue perché è un musicista e ha una serata. Nel momento in cui mando queste poche righe il match che speravo di vedere a Kiev, dove si giocherà la finale, sono sul divano da dove seguirò la sfida. In mano ho il cellulare per chattare con i miei amici ( e sullo schermo ho lo stemma della Roma). E in braccio uno dei miei gatti, Romolo. Sono sincera. Spero vinca il Liverpool. Ma se la Roma facesse il miracolo, beh, sarebbe una sconfitta meno amara per me. Good Luck Reds, attenti però che non sia una lupa giallorossa …