Sgraniamo il rosario: la qualificazione alla prossima Champions già in cassaforte, il terzo posto ormai ad un passo, l’abbraccio dei tifosi dell’Olimpico caldo quanto basta, i figli in campo per celebrare la stagione che colora. Tutto vero, ma vedere la Juventus festeggiare lo scudetto in casa propria dopo un finale di partita all’insegna del «volemose bene» in genere non è nel Dna della Roma. […]
«Per contrastare la Juve occorrerà migliorare la rosa – dice l’allenatore -, cercando di prendere nei ruoli dove siamo meno forti. Alla fine contano le vittorie, dobbiamo ambire a qualcosa d’importante. […] Dobbiamo crescere a Trigoria, insieme alla società: dando mentalità, regole e facendole rispettare; non pensando che i più bravi si debbano mettere sul podio e gli altri a guardare. Dobbiamo trattare tutti come titolari, come fa la Juve e come abbiamo fatto anche noi». L’ambiente romano pare che stia cambiando. «Dobbiamo saperci staccare da questa realtà che a volte non è reale: ci si deprime con facilità e ci si esalta per due partite vinte. Si può fare e credo che nel nucleo è cambiata la mentalità».
[…] Tra i tanti che sono cresciuti, comunque, c’è anche lo stesso Di Francesco. «Credo che per me sia stata un’esperienza importante, passata anche attraverso errori. […] Se avrei firmato per questa stagione? Sarei stato contento perché venivo da un ambiente differente. Insieme abbiamo ottenuto risultati importanti. Per la finale di Champions un po’ ci avevo fatto la bocca. Dobbiamo comunque essere contenti per la crescita e la mentalità. Ora dobbiamo essere bravi a rimanere in gara su più competizioni. In campionato potevamo essere più vicini, ma abbiamo fatto doversi errori. In alcuni momenti della stagione dovevamo pensare più al risultato. La Juve lo ha fatto, e vince da 7 anni». E se gli si chiede come se si sente zemaniano o sacchiano, replica: «Zeman è stato un insegnante per come interpreta le partite, ma ora non mi voglio sentire né sacchiano né zemaniano, ma “difranceschiano”. Ogni allenatore deve continuare il suo percorso, e vale anche per me. Non capisco perché all’inizio molti mi aspettavano al varco. Io sono educato e rispettoso e il pregiudizio non mi piace». E quando gli chiedono del rinnovo, parla chiaro. «Quando ci siederemo a parlare troveremo un accordo, perché il mio desiderio è continuare a Roma. Credo sia così anche per la società».[…] E sorride felice. Impressioni? La Roma è in buone mani.