Più Europa, meno Italia. Il progetto di Andrea Agnelli, n.1 della Juventus e della potentissima Eca (European Club Association), nata ai tempi di Michel Platini, è un’autentica rivoluzione che come tutte le rivoluzioni affascina e spaventa. Ecco cosa ha detto Agnelli al “Guardian”: “Vogliamo più partite in Europa e meno nei campionati nazionali”. Ed è entrato nel dettaglio: la prossima Champions (ma si parla, se va bene nel 2024) sarebbe sempre “a 32 squadre ma divise in quattro gruppi di 8, anziché 8 gruppi da quattro come è adesso. Così ogni squadra giocherebbe 14 gare anziché 6”. Una specie di Superlega, di cui si parla da tanti anni ormai? O almeno un vero campionato europeo per club? Il tutto, ovviamente, senza uscire dalla Uefa. Si tratta, spiega Agnelli, di “una normale evoluzione del gioco”. Chiaro che i ritorni economici sarebbero alti: ma che fine farebbero i campionati nazionali? Di fatto diventerebbero una vetrina per l’Europa, e avrebbero un minore fascino. Agnelli suggerisce l’obbligo di fare giocare 6 under 21 o under 23, in modo da fare crescere i giovani e dare così più spazio alla Champions. Ma quando si giocherebbe? Non si sa ancora. Forse la Superchampions nei weekend e la serie A a metà settimana. Agnelli è da anni che pensa a questo progetto, lui che si ispira alle grandi manifestazioni sportive mondiali. “La visibilità del marchio è tutto”, spiega il presidente che ha portato la Juve ai vertici europei.
Agnelli è contrario inoltre al progetto di Gianni Infantino, presidente Fifa che ha promesso ai club europei investimenti per 25 miliardi di dollari (ma i nomi degli sponsor vengono tenuti segreti) e un Mondiale per club a 24 squadre che si giocherebbe a giugno, forse in Cina o dove offrono di più. La Fifa avrebbe il 51 per cento dei profitti, il resto andrebbe a questi investitori ancora sconosciuti. Infantino ha spiegato il suo progetto a 7 squadre europee, in fretta e furia. “Bisogna decidere entro maggio” aveva detto il n.1 del calcio mondiale. Cosa che non è piaciuta affatto ad Agnelli. Barcellona, Bayern, Real sono d’accordo. La Juve no. “Ho detto a Infantino – spiega ancora Agnelli – che dovrebbe chiedersi quale è il ruolo della Fifa. Se è governo, deve governare. Non entrare in iniziative commerciali con investitori anonimi”. La decisione verrà presa solo dopo i Mondiali di Russia. Ma lo scontro fra Fifa e Uefa ormai è arrivato ai massimi livelli: basta pensare alla Var, che piace a Infantino e non a Ceferin.
Figc: la Lega di serie A candida un ex calciatore contro Abete?
Il dado è tratto: le elezioni Figc si terranno molto probabilmente il 6 agosto a Fiumicino. Con un candidato unico, Giancarlo Abete? Non si sa ancora. Forse potrebbe spuntare un rivale, un ex calciatore. Il gruppo formato da Sibilia-Gravina-Tommasi-Nicchi ha portato al commissario Roberto Fabbricini 201 firme (si è appena aggiunto Spinelli, patron del Livorno), chiedendo appunto di poter tornare ad elezioni al più presto possibile. Quando Fabbricini darà il via libera, fissando la data, allora verrà presentato ufficialmente il programma e Abete potrà spiegare cosa vuole fare nel suo ritorno in Figc (si è dimesso quattro anni fa). Il ruolo di Abete, adesso, è quello del candidato presidente ma anche del garante: deve smussare gli angoli fra i vari protagonisti, che non sempre sono d’accordo su tutto (vedi Salvini e Di Maio). Ad esempio, sul calcio femminile: Fabbricini ha deciso che della serie A e B se ne occuperà la Figc e non più la Lega Dilettanti. Tommasi è favorevole, i club pure, Sibilia contrario tanto da aver fatto ricorso al tribunale federale. Ma in realtà, Abete ha già messo tutti d’accordo: non ci sarà certo spaccatura. Sibilia e c. hanno iniziato a dialogare anche con molti club di A e B, anche se la Lega maggiore è spaccata in due e commissariata da tempo. Non si sa ancora se la Lega di A presenterà un suo candidato: forse sì, Malagò d’altronde si rassegna poco volentieri all’ipotesi di avere in Figc di nuovo Abete, un nemico, e sino al 2021. La Lega maggiore potrebbe candidare quindi un ex calciatore: improbabile un nome grosso come Vialli o Del Piero visto che i presidenti federali prendono solo 36.000 euro lordi all’anno. Ma la Lega di A potrebbe mandare in campo Costacurta o Corradi, ora vicecommissari in Figc e nella stessa Lega di A. Certo, l’attuale coalizione ora conta sul 73 per cento, maggioranza assoluta, ma che farebbe Tommasi di fronte ad una candidatura di Costacurta? La volontà è quella di spezzare il fronte, togliere voti ad Abete, creare una forte dualismo. Non facile perché i club di A come al solito litigano fra di loro ma c’è ancora tempo per decidere quale posizione tenere. Dovesse vincere Abete allora cambierebbe il dg di via Allegri: addio a Michele Uva, che pure ha lavorato bene in questi anni difficili, e spazio a Gabriele Gravina. Se vince un ex calciatore, invece, Uva resta al suo posto (con soddisfazione di Malagò).