Scoppia un nuovo caso attorno al dossier Stadio della Roma: secondo Francesco Sanvitto, architetto e animatore del «tavolo della libera urbanistica» (un raggruppamento di ex attivisti 5Stelle della prima ora, scomunicati direttamente da Beppe Grillo a febbraio 2017) l’iter seguito è sbagliato e va annullato. Per Luca Montuori, assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, invece, l’iter seguito è corretto.
Afferma Sanvitto: «Dovevano prima adottare il verbale della Conferenza in Consiglio e poi procedere con la variante. Inoltre ci sono irregolarità nella questione della rimozione dei vincoli idrogeologici per cui presenteremo queste osservazioni che saranno bocciate e che riproporremo, insieme a Italia Nostra, al Tar». Replica Montuori: «La procedura è complessa, sull’interpretazione delle norme che regolano la Conferenza di Servizi e l’adozione della variante noi siamo sereni. Sanvitto farà i suoi passi ma leggendo le carte e lo scambio di lettere con la Regione noi siamo assolutamente tranquilli. Saranno i giudici a decidere se la legittimità dell’iter è stata rispettata oppure no».
Ma, esattamente, perché il Campidoglio ha deciso, in accordo con la Regione, di non effettuare una «prima» adozione del verbale della Conferenza di Servizi? La norma stabilisce che «il verbale conclusivo della conferenza di servizi decisoria costituisce, ove necessario, adozione di variante allo strumento urbanistico comunale ed è trasmesso al sindaco, che lo sottopone all’approvazione del consiglio comunale nella prima seduta utile». Secondo il Campidoglio, il termine «prima seduta utile» riferito nella legge non va inteso come la prima data «utile» in calendario dopo la chiusura della Conferenza. Ma è la prima data disponibile dopo la fine dell’iter di formazione della variante urbanistica: il verbale della Conferenza di Servizi non è un semplice resoconto della seduta conclusiva bensì è il testo su cui si basa l’adozione della variante. La stessa segue norme precise che prevedono pubblicazione, osservazioni e controdeduzioni (la fase in cui siamo ora, ndr). Perciò, solo dopo questo iter si deve andare in Assemblea Capitolina anche perché – argomentano sempre in Campidoglio – se il verbale venisse approvato con il voto in Aula prima della conclusione dell’iter stabilito per la variante, il Comune incorrerebbe in un vizio procedurale, ossia quello di adottare un provvedimento già assunto con la conclusione della Conferenza.
Aggiunge Montuori: «Il nostro progetto, rispetto al precedente, ha ridotto l’impatto sulla vita del quadrante. La riduzione delle cubature comporta un calo di 12mila unità lavorative quotidiane che avrebbero insistito sull’area. Nella versione precedente, il ponte di Traiano riportava il traffico direttamente sulla via Ostiense/del Mare che, nonostante il raddoppio ottenuto con imponenti opere ingegneristiche, si bloccava esattamente nell’area Stadio apportando quindi solo un aumento di valore dei terreni del privato. Ho sentito parlare ancora della Metro B: ebbene, il progetto originario, al costo di 60 milioni, non copriva opere di ingegneria, come gli scambi, con una spesa il cui onere non era specificato». E ce n’è anche sul Ponte dei Congressi, una delle grandi incognite di tutta la vicenda, visto che l’iter di costruzione è totalmente svincolato da quello dello Stadio della Roma: «Gli studi sul traffico che mostrano il Ponte dei Congressi congestionato è perché lì arrivano quotidianamente migliaia di persone che vengono da Ostia e Civitavecchia». Infine, Montuori spiega sul trasporto ferroviario: «Lavoriamo con la Regione per impiegare al meglio i fondi per la Roma-Lido e stiamo concludendo un accordo quadro con FS per il trasporto regionale».