Se ne è andato in un silenzio che fa rumore. Lo romperà oggi, spiegando perché dopo 5 anni ha deciso di interrompere il suo legame con la Roma. In realtà Walter Sabatini voleva farlo già la scorsa primavera: Spalletti, più di Pallotta lo convinse a restare. Anche perché sono proprio i rapporti inesistenti con il presidente la causa dell’addio. Ieri l’ufficializzazione della «risoluzione consensuale»: Sabatini rinuncia ai soldi da qui a giugno, ma prima di firmare vuole sistemare piccoli dettagli. Lo farà in mattinata insieme a un uomo di fiducia. Se ne va senza salutare Pallotta, che invece attraverso il sito della società gli dedica un tiepido «grazie» con invito («Smetti di fumare») che Sabatini ignorerà. Come gli altri del presidente: le sue ingerenze, che impedivano al ds di chiudere trattative già definite. Con Sabatini salta l’ultimo tassello della prima Roma americana. Lui era il direttore sportivo, il presidente era DiBenedetto, il dg Baldini, l’ad Fenucci: hanno salutato tutti. Certificando così il naufragio del programma iniziale, dopo 5 anni senza sorrisi, senza coppe, senza una festa. Lo scudetto di Sabatini è però finanziario: oltre 130 milioni di plusvalenze in 5 bilanci, e altre ne verranno senza di lui dalle eventuali cessioni di Nainggolan e Manolas. Una patrimonializzazione del parco calciatori passata dai 37 milioni del 2011 ai 192 del nuovo bilancio.
Un bilancio in cui spicca il “dono” di Pallotta, che ha versato di tasca sua 57,2 milioni per coprire necessità correnti degli ultimi tre mesi. Non serviranno insomma per il mercato di gennaio, affidato al vice di Sabatini, Frederic Massara, affiancato da Balzaretti. Per l’estate invece si cambia: il consulente Franco Baldini, uscito dalla porta nel 2013 ma rientrato per lavorare nell’ombra, sceglierà il nuovo ds. Il nome preferito è quello dello spagnolo Monchi, del Siviglia. Oppure Braida, a ricomporre con l’ad Gandini un nucleo milanista a Trigoria. Dove almeno si celebra il bilancio: “rosso” ridotto a 14 milioni e rientro nei parametri del Ffp Uefa. Grazie, anche, agli affari di Sabatini.