Dopo i 21 arresti (e gli altrettanti daspo) tra i tifosi della Roma, anche altri ventisei ultras – 21 gialloblu, ma anche tre laziali e due ultras francesi del Paris Saint Germain – sono stati denunciati dalla Digos della Questura di Verona per la violenta rissa scoppiata fuori lo stadio Bentegodi alcune ore prima della partita Hellas Verona-Roma dello scorso 4 febbraio. Un episodio che allora portò all’arresto in flagranza dei supporter giallorossi in trasferta accusati di rissa aggravata, possesso, utilizzo e lancio di bastoni, mazze e oggetti atti ad offendere e travisamento, in cui i poliziotti locali si “imbatterono” in uno dei vicoli intorno all’impianto, mentre, almeno per allora, riuscirono a farla franca alla giustizia i “casalinghi” che oggi si scopre ebbero anche il sostegno di esterni. I giallorossi davanti al giudice parlarono di “un’imboscata” e si meravigliarono che, nonostante fosse chiaro che la rissa era scoppiata tra loro e la fazione opposta, nessuno tra i gialloblu fosse finito sul banco degli imputati. Una misura ritenuta quantomeno «iniqua».
Come da copione nel “codice d’onore” degli utlras, i tifosi dell’Hellas si presentarono al processo per portare il proprio attestato di solidarietà: «Ci riempiamo di botte, ma dopo la partita torniamo tutti amici», dissero. Da allora, però, le indagini della polizia non si sono fermate, portando all’identificazione dei componenti della fazione gialloblù, che tuttavia secondo gli investigatori si sono resi irreperibili, evitando l’arresto in flagranza differita. A conclusione delle indagini della Digos 26 persone, di età compresa tra i 17 e i 45 anni, ora dovranno rispondere delle medesime accuse contestate ai romanisti.
Tra i denunciati, dunque, ci sono non solo 21 tifosi dell’Hellas Verona, ma anche due ultras francesi del Paris Saint Germain (uno già sottoposto a Daspo) e tre laziali, anche questi tutti già destinatari di Daspo. Dodici veronesi erano già stati sottoposti al provvedimento di divieto di accesso alle manifestazioni sportive, uno per ben tre volte. Per tutti i 47 indagati il Questore di Verona, Ivana Petricca, ha emesso altrettanti provvedimenti di Daspo, della durata variabile da uno a cinque anni; per alcuni è stato previsto anche l’obbligo di firma.