La legge da lei voluta pensa riuscirà a riequilibrare le distanze oggi esistenti tra i club più grandi e gli altri?
«I nuovi criteri vanno nella direzione di una maggiore equità tra le squadre. Con la riforma che abbiamo fatto, la percentuale divisa in parti uguali sale dal 40 al 50%. Si premiano poi il numero degli spettatori (20%) e i risultati (30%). L’obiettivo finale è quello di avere un campionato più avvincente, più bello e che vale di più anche economicamente. Per questo un altro obiettivo è quello di avere stadi pieni: da qui nella riforma la volontà di legare la componente del numero dei biglietti venduti ai parametri per la distribuzione delle risorse. In altre parole, sarà premiato il riempimento che ci auguriamo porti a una politica di abbassamento dei prezzi dei biglietti».
Che cosa pensa del canale della Lega? «Se farlo o no è una decisione che spetta ai presidenti. Ben venga tutto ciò che fa aumentare il valore del calcio italiano. Resta il fatto che il prodotto va migliorato dall’interno, su questo non ho dubbi».
Per migliorarlo sono indispensabili stadi moderni, quello della Roma è da pochi giorni al centro di un terremoto giudiziario che rischia di vanificare un lavoro di anni… «Non entro nel merito dell’inchiesta. Mi auguro venga confermato quanto fatto fino adesso. Il governo si è impegnato sullo stadio della Roma come su quelli di Empoli, Frosinone, Cagliari, Pescara. Sarebbe un peccato se questa opera importante venisse messa in discussione dall’eventuale spregiudicatezza di qualcuno e dall’incapacità amministrativa di qualcun altro. Devo poi dire che condivido quanto spiegato in modo chiaro sulla Gazzetta dello Sport dell’altro giorno dall’avvocato Pellegrino. Ma, ripeto, bisogna attendere l’inchiesta».