Nuove carte, nuove intercettazioni, inedite e risultanze investigative che potrebbero comportare nuovi scossoni anche nel mondo della politica. Quella che inizia domani si annuncia come una settimana importante per la maxinchiesta della Procura capitolina sul nuovo stadio della Roma. Nei prossimi giorni, infatti, gli inquirenti depositeranno ulteriore materiale investigativo che potrebbe fornire nuovi elementi su quello che l’accusa considera come il «sistema Parnasi», in particolare sul modus con cui è stata finanziata la politica, e sul ruolo di Luca Lanzalone, consulente di fatto dell’amministrazione capitolina guidata dalla Raggi nell’ambito del progetto per l’impianto che dovrebbe sorgere nella zona di Tor di Valle.
Sul fronte delle indagini proseguirà l’attività istruttoria: hanno già chiesto di essere ascoltati dai pm il presidente del Coni, Giovanni Malagò e proprio le due figure-chiave dell’inchiesta, Lanzalone e Parnasi. Quest’ultimo resta detenuto nel carcere di San Vittore a Milano ma nei prossimi giorni potrebbe essere trasferito a Roma. Non è escluso che possano essere convocati dagli inquirenti anche gli altri indagati, in totale sarebbero circa 27 persone tra politici, funzionari pubblici e professionisti. Nelle centinaia di pagine allegate all’indagine sono numerose quelle in cui compare la scritta «omissis»: una scelta dettata dall’esigenza di tenere ancora secretati alcuni snodi dell’indagine. Tutto lascia pensare che ci siano altri politici coinvolti nei vari filoni del procedimento. Altri nomi noti che si sarebbero «lasciati» avvicinare dall’imprenditore che, a detta degli inquirenti, aveva nella corruzione il suo ‘core-business’. Chi indaga vuole approfondire proprio con l’imprenditore quel «sistema di finanziamento» a partiti, onlus e organizzazioni messo su negli ultimi anni. Nelle carte spunta ad esempio la Fondazione Eyu, legata al Pd, che pubblica la rivista «Eyu Europe Youth Utopia».
Il gruppo Parnasi, nel febbraio scorso, avrebbe effettuato versamenti per circa 200 mila euro (più Iva) in favore della fondazione. Una cifra che si avvicina ai 250 mila euro che il costruttore, tramite una sua società, avrebbe dato all’associazione «Più Voci» considerata vicina alla Lega. Ma i soldi, a leggere le intercettazioni, erano garantiti a politici di tutti gli schieramenti. Da quanto emerso fino ad oggi, Parnasi «parlava con tutti» garantendo finanziamenti a partiti, associazioni e organizzazioni Onlus. Nel suo curriculum anche il tentativo di esportare il sistema da Roma a Milano dove fu avvicinato l’assessore comunale all’Urbanistica Pierfrancesco Maran che respinse le proposte corruttive dell’imprenditore. Il deposito delle nuove carte è legato alle istanze al tribunale del Riesame che verranno presentate in settimana dai difensori degli arrestati. Prima di ciò è attesa la decisione del gip Tomaselli sulla richiesta di scarcerazione avanzata, tra gli altri dal presidente dell’ex presidente di Acea e dall’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita. Il rivolo di indagine sui soldi alla politica potrebbe, quindi, vivere nelle prossime settimane di nuovi e clamorosi sviluppi.