Arrivano le prime ammissioni. Quelle che fanno tremare tutti. Dai politici ai funzionari. E a farle è uno degli uomini chiave dell’inchiesta, il braccio destro di Luca Parnasi: Luca Caporilli, collaboratore del costruttore e da mercoledì agli arresti nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma.
Durante l’interrogatorio ha ammesso che per la realizzazione dello Stadio della Roma ci sono state «dazioni di denaro in favore di più di un funzionario pubblico» responsabile dei pareri al progetto sulla struttura che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. Nel corso dell’interrogatorio Caporilli avrebbe fatto ammissioni agli inquirenti fornendo elementi utili alle indagini. Assistito dagli avvocati Pier Paolo Dell’Anno e Michelangelo Curti, Caporilli era già stato ascoltato venerdì scorso dal gip nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia. Queste ammissioni rafforzano così il castello accusatorio che la Procura ha messo in piedi con la maxi inchiesta sullo Stadio Gate. Ed è proprio dalle carte in mano ai magistrati che i sospetti si trasformano in prove.
La sindaca Raggi nel corso della riunione di maggioranza ha respinto con forza l’accusa: «Noi non abbiamo preso un euro. Invece sui giornali leggo che Pd e Forza Italia hanno anche chiesto raccomandazioni per i figlio oltre ai soldi».
«Io pago tutti per non avere nessuno». È la frase di Luca Parnasi utilizzata dai carabinieri in una informativa depositata al Riesame per «descrivere il suo modus operandi dell’imprenditore nell’acquisire la captatio benevolentiae di Luca Lanzalone proponendogli una serie di vantaggi che si riflettono nella sua sfera professionale essendo lui titolare di un prestigioso studio legale di Genova». «Il legame tra Parnasi e Lanzalone è basato su continui scambi di favore, paragonabile quasi ad un contratto di servizi a somministrazione periodica», si legge nell’informativa. Per i carabinieri «il ricorso alle utilità in favore di Lanzalone viene da questi ricambiato mediante proprio interessamento su questioni istituzionali ricadenti nella sfera di interessi economici di Parnasi».
E ancora dalle intercettazioni del costruttore: «Questi sono tutti figli di puttana alla fine! e pensano al loro culo politico, non pensano a Roma, non frega un cazzo nessuno, questa è la verità: di Roma non gliene frega un cazzo nessuno». Parnasi conclude: «dobbiamo dire noi come si fanno le cose non farcelo dire».