È finito male il Mondiale di Hakim Ziyach e tra pochi giorni potremmo tornare a chiamarlo Ziyech, all’olandese, con la “e”, e non con la “a”, alla marocchina. L’avventura in Russia per la sua nazionale è finita ieri, con l’immeritata sconfitta con il Portogallo, e potremmo egoisticamente da romanisti sostenere la tesi che sia meglio così perché il talento da tempo nel mirino di Monchi non avrà altre occasioni per mettersi in mostra (se non nell’ultima partita, a questo punto utile solo per la classifica, in programma lunedì 25 con la Spagna) e quindi difficilmente il prezzo per cui l’Ajax sta ancora tirando la corda potrà subire nuove oscillazioni verso l’alto.
Agli occhi più smaliziati non sarà passata inosservata neanche la prestazione di ieri. Ziyech è stato infatti il migliore dei suoi, il più brillante in fase offensiva (con una serpentina alla Messi con conclusione deviata casualmente dalla schiena di Pepe, che quando se n’è reso conto ha esultato come dopo un gol), il catalizzatore di ogni manovra, l’uomo ovunque. Ma si sa come va il mondo: il vero protagonista della sfida, immancabile man of the match, è stato proclamato Cristiano Ronaldo, autore dell’unico gol della sfida, al 4′ minuto, con un colpo di testa su traiettoria da corner che è andato ad impattare a centro area mentre il suo marcatore (l’inguardabile Da Costa) decideva chissà perché di andare in un’altra direzione. Poi Cr7 non ha combinato nient’altro (sbagliando pure clamorosamente controlli e occasioni facili) mentre Hakim si è prodigato per tutti i 90 minuti con una percentuale di riuscita delle sue mai banali giocate vicina al 100%, partendo esterno alto a sinistra nel 4141, per poi accentrarsi molto spesso e giocando una ventina di minuti nel finale pure come esterno di destra. (…)
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