Giustificazioni inverosimili, per cercare di contestare prove «palesi». Sono pesanti le parole del gip Maria Paola Tomaselli a carico dell’ex presidente di Acea, l’avvocato Luca Lanzalone, ai domiciliari per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma a Tor di Valle. Nel provvedimento con cui respinge la richiesta della difesa di sostituire la misura con la semilibertà, il giudice sottolinea che l’indagato «ha dimostrato spregiudicatezza e pervicacia nell’asservire la pubblica funzione al privato». In sede di interrogatorio di garanzia avrebbe reso dichiarazioni «contrastanti con i dati probatori». Il «pericolo di inquinamento delle prove e recidiva» sarebbe concreto, soprattutto per le relazioni intrecciate dall’indagato «con organi di vertice della politica e dell’amministrazione».
La pm Barbara Zuin, titolare del fascicolo che ha anche portato all’arresto dell’imprenditore Luca Parnasi e dei suoi collaboratori, aveva dato parere negativo alla richiesta dei difensori di Lanzalone. All’ex presidente di Acea, consulente di punta della sindaca Virginia Raggi, gli inquirenti contestano di essere stato un pubblico ufficiale di fatto, nonostante non avesse un incarico formale in Campidoglio, e di avere agevolato Parnasi in cambio di incarichi di consulenza lautamente pagati. Il suo ruolo di primo piano in Comune è stato ribadito anche dalla stessa prima cittadina, dal dg del Campidoglio, Franco Giampaoletti e dal dg della Roma, Mauro Baldissoni, sentiti come persone informate sui fatti.
Dalle indagini è emerso anche «l’atteggiamento di favore tenuto dall’indagato nei confronti della società Eurnova – di Parnasi, ndr – nell’ambito del procedimento di approvazione del progetto dello stadio». Il gip parla di un «quadro indiziario per nulla ridimensionato, ma semmai aggravato» e di un contesto probatorio «di estrema gravità». Lanzalone, per il magistrato, ha dimostrato avere «una notevole capacità di influenzare le decisioni di organi di vertice della politica e dell’amministrazione, nonché di una notevole disinvoltura nel ricorrere, per svolgere attività di consulenza legale, anche a intestazioni fittizie».
SOLDI A LEGA ED EYU Nei pareri depositati al gip dopo gli interrogatori di garanzia, la Procura, commentando il «sistema Parnasi», per la prima volta sottolinea che anche alcune «elargizioni» in favore di «soggetti riferibili alla Lega e alla società Eyu», vicina al Pd, potrebbero essere «illecite» e sono al centro di un altro capitolo dell’inchiesta. La pm Zuin ne parla dando parere negativo alla richiesta di scarcerazione di Gianluca Talone e Nabor Zaffiri, per gli inquirenti tra i «più stretti collaboratori di Parnasi», che attendono la decisione del Tribunale del Riesame. La pm sottolinea che il gruppo Parnasi avrebbe preparato dei contratti «al fine di mascherare illecite elargizioni in favore di soggetti riferibili alla Lega e alla società Eyu, in via di identificazione».
IL PENTITO Del ruolo di Lanzalone in Campidoglio e, soprattutto, del «sistema Parnasi», parla uno dei collaboratori del costruttore, arrestato come lui per associazione a delinquere. Si tratta di Luca Caporilli che ha scelto di collaborare alle indagini, circostanza che ha spinto il gip a concedergli i domiciliari, con il benestare della pm: «Ha ammesso i fatti – si legge nel parere della Procura – riconoscendo di essere stato informato del metodo d’impresa prescelto da Parnasi, cioè acquisire il favore di soggetti pubblici, lecitamente o illecitamente», per ottenere poi possibili agevolazioni.