Arrivare a titolo gratuito, risolvere in modo disinvolto problemi complessi, ottenere consulenze per il suo studio legale subito dopo i servigi resi. Le prove generali del sistema Lanzalone, quello che la procura di Roma ha messo sotto inchiesta arrestando – il 13 giugno scorso – l’ex presidente di Acea insieme ad altre 8 persone, tra cui il costruttore Luca Parnasi, si erano tenute un anno prima a Livorno. Su un palcoscenico molto simile, sebbene più piccolo: l’amministrazione 5 stelle del sindaco Filippo Nogarin. Repubblica è venuta in possesso di documenti riservati, dei funzionari del comune di Livorno e della partecipata dei rifiuti Aamps, che dimostrano come all’inizio del 2016 l’avvocato genovese abbia agito, con il consenso di Nogarin, nello stesso modo in cui un anno dopo agì a Roma. Come un “ Mr. Wolf”, secondo l’espressione che per lui aveva coniato Parnasi. Un tramite con la politica in grado di superare ostacoli e risolvere problemi. Raccomandato al sindaco Nogarin dai vertici M5S o no, su questo le dichiarazioni sono discordi, il lavoro di Lanzalone a Livorno è stato giudicato dal capo politico Luigi Di Maio e dai suoi fedelissimi Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro « ottimo » . Talmente buono da affidargli, a titolo gratuito, la delicata questione dello stadio della Roma a febbraio 2017. E appena due mesi dopo, ad aprile, la ben remunerata presidenza di Acea. Ma quell’ « ottimo » lavoro è al centro di un’inchiesta della procura di Livorno su Aamps. E di un’altra indagine, sempre a carico di Nogarin e dell’ex assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, per una gara d’appalto vinta dallo studio Lanzalone, che avrebbe dovuto assistere il concordato della società portuale Spil (ma poi si ritirò).
L’arrivo a Livorno – Secondo un verbale del collegio dei sindaci di Aamps, « in data 22/ 1/ 2016 il socio ha nominato il nuovo organo amministrativo in una seduta assembleare nella quale la persona del Sindaco si è fatta rappresentare dall’avvocato Lanzalone, pur restando entrambi presenti, dinanzi a una platea di soggetti irritualmente ammessi » . È il giorno in cui in Aamps viene insediato il nuovo cda, dopo che il 7 gennaio quello vecchio era stato revocato ex abrupto. Una corrispondenza tra lo studio Lanzalone e il segretario generale del comune, che Repubblica ha potuto visionare, dimostra che la revoca del vecchio cda è stata scritta insieme all’avvocato genovese. Quindi, Lanzalone scrive, gratis, la revoca del vecchio cda, insedia quello nuovo e appena un mese dopo – il 23 febbraio 2016 – ottiene da quel nuovo cda una consulenza legale per il concordato di Aamps. La prima tranche è di 90mila euro, la seconda ( per l’assistenza penale) di 7mila, la terza ( consulenze sul diritto del lavoro) di altre 34.500.
L’inchiesta – Ad aprile 2016 la Guardia di finanza arriva in comune e sequestra i computer del sindaco e di Lemmetti. Nella richiesta di incidente probatorio della procura, datata 7 novembre 2016, si legge come l’abuso d’ufficio contestato a entrambi e al presidente di Aamps Federico Castelnuovo riguarda un atto del 23 febbraio 2016. Ovvero la consulenza allo studio Lanzalone. Sulla quale la procura dice di dover indagare ancora, come sulla revoca del vecchio cda e sull’assunzione dei 33 precari fatta tre giorni dopo dal nuovo ( il reato contestato è bancarotta fraudolenta).
I legami con Roma – Il tribunale fallimentare di Livorno, nel procedere al concordato Aamps, aveva nominato commissario giudiziale Fabio Serini. Che un anno dopo, quando Lanzalone si sposta a Roma, viene scelto dalla sindaca Virginia Raggi come commissario di Ipa, l’istituto di previdenza dei dipendenti capitolini. E come tale, affida una consulenza di 11562 euro allo studio Lanzalone. Nelle intercettazioni, Serini chiede all’allora presidente Acea di aiutarlo ad avere una proroga del suo incarico: « Secondo me una chiacchierata un pochino strategica andrebbe fatta, un altro annetto sarebbe utile». Con Lanzalone che risponde: «Quando lei mi ha chiesto un nominativo per una persona da mandare lì, ho dato il tuo».
Il modus operandi – In un’intervista alla Stampa, il 15 febbraio 2017, l’ex assessora ai Rifiuti di Roma Paola Muraro racconta: «La nomina del direttore generale di Ama fu fatta da Casaleggio attraverso tale avvocato Lanzalone, che in pieno agosto si presentò a una riunione con una lista di candidati». La replica di quanto avvenuto ad Aamps. L’inizio di una presa di potere.
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