«Inchinateve» urla il tifoso romanista. Francesco Totti, numero 10 dei blues, ha appena segnato il gol del 21 nella partita della Pace. Anche Fabio Capello applaude seduto sulla panchina dell’Olimpico che gli è stata tanto familiare. «È un’occasione speciale, bello che il calcio si dia da fare per aiutare chi ne ha bisogno, soprattutto i bambini. Bello anche aver incontrato tanti giocatori che non vedevo da tempo, con tutti ho passato momenti bellissimi, o tristi, a seconda che fossero vittorie o sconfitte». Veron a metà partita si avvicina alla balausta a salutare un vecchio amico, il diverbio con Maradona non gli ha tolto il sorriso: «Tornare all’Olimpico è tornare a casa. Totti? Fantastico, una bella sfida che prosegue».
QUANTI BIG – Ma quella di ieri sera è stata una kermesse speciale, con tanti protagonisti. Rui Costa non riesce a togliersi di dosso l’emozione dell’incontro con il Papa: «Non immaginavo che mi colpisse così, è straordinario. Come guardare Maradona: sembra immortale, dopo tanti anni è ancora lì che corre». Da Diego a Diego, ora Perotti, l’attaccante della Roma. Con lui si accenna alla prossima sfida con il Napoli: «È una squadra fortissima, difficile da battere, anche senza Milik. La partita della svolta? Anche Roma-Inter doveva esserlo, sarà una sfida avutole sue buone ragioni».
LE STELLINE – Un’anteprima tenera e importante aveva anticipato la kermesse. Sono le 19:30 quando 32 under 15 si schierano emozionati sul prato dell’Olimpico. È la piccola schiera della fondazione Unitalsi, che si occupa di organizzare i treni bianchi per Lourdes. Sono ragazzini con sindrome di down, terremotati, molti vivono in case famiglia. Hanno saputo dieci giorni fa che sarebbero venuti a Roma: «Ci ha chiamato Giovanni Malagò offrendoci questa disponibilità. Da dieci giorni i ragazzi non dormono per l’emozione!». A dare il via ci ha pensato proprio il presidente del Coni: due parole carine, i ragazzi gli regalano una scultura in vetro con inciso la Madonna di Lourdes, poi via a giocare. Una partitella simpatica, finisce 00, Malagò li premia con una medaglia e una coppa gigantesca che Lorenzo, uno dei ragazzi dell’Associazione nazionale sindrome di down, abbraccia e non mollerà più. «Io gioco portiere, come Buffon», scherza Lorenzo. È laziale e non vede l’ora di andare negli spogliatoi dei giocatori e mostrare il suo trofeo. «Voglio stringere la mano a Felipe Anderson. E anche a Maradona naturalmente». Ernesto ha invece problemi all’udito, ma ha piedi buoni. Gioca in attacco e tifa Juventus. Mentre Cristian, esterno destro di Colli Aniene, ha un solo obiettivo: «Salutare Totti: sono romanista. Lui è il mio idolo».
LA SOLIDARIETÀ – «Siamo emozionati come i nostri ragazzi — dice Ubaldo Bocci, presidente della Fondazione Unitalsi — Parte del l’incasso della serata sarà devoluto anche a noi, servirà per costruire 13 case famiglia per i genitori che hanno bisogno di stare vicino ai figli ricoverati nei più importanti ospedali pediatrici italiani. Sarebbe bello poi che la gente venisse a vedere dove effettivamente sono stati impiegati i soldi: una preziosa esperienza di vita». Prima del riscaldamento dei «miti» una sessantina di ragazzi under 12 di 6 oratori romani si sono esibiti in esercizi di «calcio con valore», come promuove Scolas, l’associazione sportiva voluta da Papa Francesco per diffondere tra i giovani rispetto, onestà e solidarietà.