Salve e arrivederci. Le porte girevoli dell’Hotel Trigoria si aprono e chiudono con la rapidità che occorre al calcio del Terzo Millennio. Così, nel giorno in cui l’ex d.s. Walter Sabatini torna per salutare quei calciatori che non aveva potuto vedere causa nazionali, a rubare la scena è il nuovo amministratore delegato Umberto Gandini, introdotto dal d.g. Mauro Baldissoni come «il nuovo capo azienda».
STILE MILAN – La prima impressione è che – dopo il tourbillon a livello dirigenziale degli ultimi 5 anni (sono cambiate tutte le cariche di vertice, anche più volte) – la Roma abbia trovato, nell’ex dirigente del Milan, una persona a cui ancorare il futuro almeno per il prossimo triennio. «Mi hanno scelto per fare un salto di qualità – spiega Gandini –. Con me ci sarà una crescita a livello internazionale, per le esperienze di alto livello maturate anche in Uefa e Fifa, senza contare che presto avrò nuove responsabilità. Se non fosse arrivata la Roma, sarei andato all’estero. Quella giallorossa è l’unica squadra italiana in cui avrei potuto continuare la carriera. D’altronde al Milan si sta chiudendo un’epoca.
Naturale uscire di scena quando cambia la realtà in cui si è vissuti 23 anni. Sono stato orgoglioso della proposta della società giallorossa e felice di poterla guidare. La Roma ha grandissime ambizioni, negli ultimi 5 anni è stata sempre competitiva, ma soprattutto fa parte del presente e del futuro. È all’avanguardia. Per Spalletti e tutti noi il traguardo è eccellere. Certo, poi vince uno solo, ma non è detto che chi non lo faccia abbia fallito la stagione. Ciò che conta è essere competitivi. La Serie A è diventato un campionato di passaggio, mentre prima eravamo un punto d’arrivo. Stiamo perdendo terreno, dobbiamo rimboccarci le maniche. Il nuovo stadio della Roma è una straordinaria opportunità, ci darà risonanza e riconoscibilità». I prossimi step politici paiono obbligati: nuova «governance» in Lega, caccia al main sponsor, consolidamento del rapporto (d’interesse) con la Juve, buon vicinato con la Lazio e, se possibile, più valorizzazione degli italiani.
SABATINI ADDIO – Tutt’altri i discorsi di Sabatini, che ai calciatori ha rivolto una mozione degli affetti non dissimile da quella pronunciata in conferenza pochi giorni fa. Questo il senso: credo in voi, sono ancora convinto che possiate vincere. Parole sentite, che com’è ovvio sono destinate a passare innanzitutto al vaglio del match col Napoli, il primo dell’era post-sabatiniana. Il futuro infatti – oltre che in quelle di Gandini – da ora in poi sarà nelle mani del presidente Pallotta e dei suoi algoritmi di mercato. Il viaggio verso la vittoria continua.