Per arrivare al Nobel del gol, in fondo, c’è sempre tempo. Manolo Gabbiadini ed Edin Dzeko si avvicinano alla sfida di oggi col passo leggero di chi, tutto sommato, pensa che il bello debba ancora venire. L’attaccante, d’altronde, deve essere per sua natura ottimista; e se Bob Dylan – per l’Accademia Svedese – mette in fila scrittori e poeti nella corsa al massimo riconoscimento annuale per la letteratura, i due centravanti di Napoli e Roma sembrano assomigliare a quegli scrittori a cui la consacrazione definitiva pare essere sempre vicina, ma mai agguantata. Insomma, è un po’ come se il 24enne Gabbiadini – dopo l’esplosione nella Samp – fosse l’Harper Lee del nostro calcio: primo romanzo folgorante («Il buio oltre la siepe») e poi più nulla, lasciando tutti in attesa di un seguito, che nel caso della scrittrice statunitense è arrivato solo postumo (e in realtà era solo la genesi del suo capolavoro). Discorso diverso per il trentenne Dzeko, che ha mietuto riconoscimenti sia in Germania che in Inghilterra ma – proprio come lo scrittore giapponese Haruki Murakami – resta un perenne candidato al Nobel senza riuscire a convincere fino in fondo.
EREDITÀ MILIK Per questo l’occasione di oggi è ghiotta per entrambi. Certo, il fantasma più pesante è sulle spalle dell’azzurro, che per almeno 4 mesi dovrà sostituire l’infortunato Milik. «Anche l’anno scorso dopo la squalifica di Higuain ho avuto grande responsabilità, anche se stavolta è diverso – ha detto a Radio Kiss Kiss – Milik è un ragazzo eccezionale e mi dispiace, ma ho voglia di dimostrare a tutti chi è Manolo Gabbiadini». In realtà, finora spazio ne ha trovato, visto che le presenze sono 7 (e le reti una), ma l’iniezione di fiducia arrivatagli dal club dovrebbero dargli una carica utile a conquistare tutti e – a diffrenza dell’estate scorsa – a toglierlo definitivamente dal mercato. Ovvio però che Gabbiadini qualche volta dovrà pure tirare il fiato; e così Sarri pensa pure ad un attacco con un finto centravanti: Martens quando si troveranno difese chiuse e necessiterà una punta brava nel dribbling, Callejon quando si affronteranno squadre più aperte e lo spagnolo potrà esprimere al meglio una delle sue caratteristiche principali del suo gioco, cioè l’attacco alla profondità.
RINASCITA Al gioco col falso centravanti, suo malgrado, Dzeko nell’era spallettiana ne ha conosciuto parecchio vedendolo dalla panchina. Adesso però le cose paiono cambiate, tant’è che solo una volta in carriera aveva fatto meglio dei 5 gol 7 gare di campionato fatti registrare quest’anno (nel 2011-12 al City: 8). Merito anche di un lavoro specifico fatto in ritiro a Pinzolo, necessario a fargli trovare più agilità. Se a questo si uniscono i consigli del nutrizionista Rillo, che ha studiato un regime alimentare su misura, con un’alternanza mediterranea tra carboidrati e proteine che Edin in carriera non aveva mai utilizzato, il quadro è completo. Insomma, alla vigilia del 50° cap complessivo nella Roma e nonostante qualche acciacco riportato in Nazionale metta ansia allo staff, Dzeko pare sicuro: «Occorre migliorare in trasferta e giocare come quando siamo all’Olimpico. A Napoli non sarà facile, dovremo essere pronti per fare una grande partita. Sono pronto per grandi obiettivi». Il modo migliore per sfidare Gabbiadini ed esorcizzare il San Paolo. L’ultimo capitolo del romanzo italiano, in fondo, è ancora lontano dall’essere terminato.