Se c’era un punto (che sembrava) fermo nella Roma di Eusebio Di Francesco, quello era il 4-3-3. Era e non è, perché la prestazione quantomeno confusa contro l’Atalanta ha tolto al tecnico qualche certezza. La controprova è arrivata nel secondo tempo del match di lunedì sera, in cui la Roma è prima ripartita con uno «spallettiano» 4-2-3-1, con Nzonzi e De Rossi davanti alla difesa e Pastore alle spalle di Dzeko, e poi, dopo l’uscita di Florenzi, è passata alla difesa a tre. È naturale, quindi, alla vigilia della trasferta per Milano, domandarsi quali saranno gli uomini e il modulo nella sfida di domani sera al Milan di Rino Gattuso. Si ripartirà dal 4-3-3, si riprenderà dal 4-2-3-1 o addirittura dalla difesa a tre? Quanti minuti ha nelle gambe Nzonzi? Sarà Karsdorp, provato ieri in allenamento, il vice Florenzi?
Domande che saranno poste oggi in conferenza a Di Francesco – di solito è sempre molto disponibile ma non è detto che stavolta risponda -, che a Torino in parte e con l’Atalanta in maniera più evidente ha dovuto fare delle retromarce abbastanza clamorose, come nel caso dell’utilizzo di Pastore, provato per tutto il campionato da mezzala e poi spostato prima esterno d’attacco e poi trequartista, rispetto alle idee di partenza. (…)