Nell’aula Magna di Coverciano per il suo secondo raduno da ct, il primo di preparazione alle partite da 3 punti (per la Nations League, venerdì a Bologna con la Polonia e lunedì a Lisbona col Portogallo privo di Ronaldo), Mancini fissava la parete con le gigantografie di Pozzo, Bearzot e Lippi che alzano la coppa del mondo. Poi ha parlato Freud e si è capito il perché di quello sguardo: beati voi, dicevano gli occhi del ct ai predecessori: « Mai, in Serie A, ci sono stati così pochi italiani in campo: è il momento più basso». Non era una stilettata ai colleghi allenatori di club, adesso che ha cambiato ruolo, ma la constatazione che l’ammonimento del Mondiale visto da spettatrice non è servito all’Italia del calcio: «Anzi, a tre mesi dal mio insediamento, la situazione è peggiorata. Io non posso entrare nelle scelte dei club. Ma trovo che alcuni italiani tenuti fuori siano molto più bravi di certi stranieri che giocano».
Prandelli, Conte e Ventura erano stati altrettanto accorati. Mancini è ancora più scarno e crudo: ha visto molte partite ed è probabile che l’ultima prima delle convocazioni di sabato scorso ( Bologna- Inter, con 3 italiani per parte) lo abbia definitivamente indotto al discorso ben ponderato di ieri. D’altronde, nelle prime 3 giornate della Serie A, la media di italiani in campo (39,6%) è più bassa rispetto all’era Ventura ( 42,4), Conte ( 44,9) e Prandelli ( 49,9, ma 46,8 l’ultima stagione). L’Inter ha appena escluso Gagliardini dalla Champions. L’unica soluzione è il coraggio, dice Mancini, che ha convocato il centrocampista della Roma Zaniolo ( classe 1999, 0 presenze in A) e l’attaccante del Monaco Pellegri (classe 2001): «All’estero non si fanno tanti problemi sull’età e sugli eventuali errori: se uno è bravo, gioca. Bisogna trovare quel coraggio » . Le Under azzurre vincono, ma poi i talenti trovano la porta sbarrata: «Zaniolo ha fatto la finale dell’Europeo Under 19, non per caso. Lo voglio conoscere » . Il prossimo, a ottobre, potrebbe essere Tonali del Brescia, che studia da Pirlo. Al precoce Pellegri un infortunio muscolare, domenica sera col Marsiglia, ha invece tolto il sogno del primo allenamento in Nazionale di un Millennial, dopo il primo gol in Ligue 1, dedicato al nonno e alle vittime del crollo del Ponte Morandi, che lui, quando si allenava a Pegli col Genoa, percorreva 4 volte al giorno. Mancini deve plasmare dunque tra oggettive difficoltà l’Italia della rinascita, partendo dal peggiore ranking Fifa della storia azzurra ( 21° posto). Tuttavia ha anche la grande occasione di cancellare in 3 soli mesi, da qui a novembre nel doppio confronto con Polonia e Portogallo, lo scempio del Mondiale mancato, di cui è erede incolpevole. Vincendo il girone del nuovo torneo Uefa, non solo garantirebbe all’Italia la permanenza nella Lega A della Nations League, ma le offrirebbe finalmente l’organizzazione di una grande manifestazione per Nazionali maggiori, che manca dal Mondiale 1990. L’Uefa affiderà i play- off della Lega A alla vincente tra Polonia, Portogallo e Italia, che ha opzionato le sedi delle 2 semifinali e delle 2 finali di giugno: o i 2 stadi di Torino oppure lo Stadium e il Ferraris di Genova. Il rilancio d’immagine – nel 2019 l’Italia ospiterà già l’Europeo Under 21 – sarebbe notevole. Servono i gol del quartetto Balotelli- Belotti– Immobile- Zaza, in piena concorrenza.