Immediato o non immediato, è questo il problema. È un dilemma di natura amletica quello che in queste ore frulla nella testa degli inquirenti romani che indagano sul Nuovo Stadio della Roma. A breve infatti i magistrati di piazzale Clodio potrebbero decidere come continuare il procedimento che ha colpito le fondamenta di uno stadio ancora da costruire. Al vaglio di chi indaga infatti ci sono le diverse opzioni giuridicamente possibili. Una su tutte: chiedere il giudizio immediato. Se così fosse l’indagine che ha visto i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Roma arrestare ben nove persone (accusate di aver creato o partecipato a un’associazione a delin-quere dedita alla corruzio-ne e a una serie di altri reati contro la pubblica amministrazione) potrebbe avere le ore contate. Perché in questo caso i pm potrebbero chiedere di spedire il costruttore Luca Parnasi, l’ex presidente di Acea Luca Lanzalone e gli altri indagati direttamente sul banco degli imputati. Niente udienza preliminare, niente rinvio a giudizio o archiviazione.
Tutti davanti alla Corte per un processo di primo grado. Per procedere attraverso il rito immediato occorrerebbero però diversi requisiti. Il più importante? L’evidenza della prova: i magistrati dovrebbero dimostrare di avere prove così schiaccianti da poter saltare l’udienza preliminare. Altrimenti gli inquirenti potrebbero optare per una richiesta di rinvio a giudizio. In quel caso sarà il giudice per le udienze preliminari a decidere le sorti di chi, nel giugno scorso, è stato iscritto sul registro degli indagati. In questi mesi in molti hanno provato a fornire la loro versione dei fatti. Specialmente Parnasi, che nel tentativo di lasciare il carcere ha più volte reso dichiarazioni ai magistrati. Il primo «faccia a faccia», nel carcere di Rebibbia, era durato ore. Da una parte il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto procuratore Barbara Zuini. Dall’altra il «dominus» di un sistema basato, secondo gli inquirenti, sulla sistematica «sponsorizzazione» dei politici. Il nuovo stadio della Roma, il ruolo assunto dall’avvocato Luca Lanzalone, i finanziamenti e i favori a esponenti di destra, sinistra, Lega e 5 Stelle. Erano stai numerosi gli aspetti che l’imprenditore, arrestato il 13 giugno scorso, aveva cercato di chiarire. L’ex presidente del gruppo Euronova, assistito dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrino, aveva risposto ai pm che chiedevano delucidazioni sulle frasi contenute nelle intercettazioni. A cominciare dalla funzione di «amministratore di fatto» che la procura contesta a Lanzalone e su cui si basa il rapporto corruttivo che lo legherebbe a Parnasi.
«È colui che ha risolto veramente il tema dello stadio di calcio della Roma, ormai siamo diventati amici. Si chiama Luca Lanzalone», aveva spiegato il costruttore al telefono, arrivando a definire l’avvocato genovese: «Wolf», il signor «risolvo problemi» di «Pulp Fiction». L’imprenditore aveva anche dovuto dar conto dei finanziamenti alla politica. «Io spenderò qualche soldo sulle elezioni (…) è un investimento che io devo fare, molto moderato rispetto a quanto facevo in passato, quando ho speso cifre che manco te le racconto… Però la sostanza è che la mia forza è che alzo il telefono e…».