Rimandata a settembre. La Roma delle prime tre giornate che tanto ha fatto tribolare i tifosi, si rimbocca le maniche e cerca il riscatto nel nuovo mese. Cominciato con una lunga, lunghissima sosta per le nazionali che, se sta trascinando con sé tutte le inevitabili scorie polemiche di un avvio ben al di sotto delle aspettative, ha viceversa almeno la funzione di poter resettare le storture iniziali.
È vero che Di Francesco ha in questi giorni a disposizione soltanto una parte della rosa sulla quale lavorare, con tredici giocatori che hanno dovuto rispondere alle convocazioni delle proprie selezioni; e tre acciaccati (Perotti, Florenzi, Mirante) ancora alle prese con i postumi dei rispettivi infortuni. Ma è altrettanto vero che i sedici giorni che alla fine avranno separato l’ultima partita ufficiale a San Siro contro il Milan dal lunch match casalingo di domenica 16 con il Chievo, possono in qualche modo essere considerati una coda di preparazione.
Perché la squadra vista nelle prime giornate è sembrata terribilmente lontana da una macchina già collaudata e con ingranaggi ben oliati. Mostrando soltanto a (piccolissimi) sprazzi le potenzialità di cui dispone. Discreta nell’esordio a Torino; ai limiti dell’inguardabile nel primo tempo con l’Atalanta; lenta, imballata e priva di idee in quello del Meazza; appena decente al ritorno dagli spogliatoi nelle ultime due partite. In un ideale grafico, il rendimento palesato denoterebbe non poche difficoltà di interpretazione. La Roma è partita in ritiro presto e mai come quest’anno, con tutti gli effettivi. Soli due giocatori al Mondiale, tornati a casa anche velocemente. Nessun infortunio serio durante il precampionato. Un mercato che, al di là di slogan stantii e privi di senso almeno in questa fase, è stato condotto quasi tutto (con l’eccezione di Nzonzi, arrivato a ridosso di Ferragosto) prima che la nuova rosa si radunasse agli ordini dell’allenatore. E sulla carta soltanto in porta si è creato un depauperamento tecnico, ovvero in un ruolo che – a torto o a ragione, sarà il tempo a dimostrarlo – a Trigoria è considerato meno decisivo rispetto agli altri.
Di Francesco ha avuto tempo e condizioni ideali per far immagazzinare lo spartito ai suoi ragazzi, a disposizione in numero talmente cospicuo da dargli modo di optare anche per un vasto numero di soluzioni tecniche e tattiche. Tanto che perfino in questa tornata di convocazioni nelle nazionali, che ha sottratto 13 uomini, erano presenti giocatori del calibro di De Rossi, Pastore, El Shaarawy, Karsdorp, Coric, Fazio, Jesus, Santon, Marcano (oltre ai tre alle prese con noie fisiche): non proprio gli ultimi arrivati, in grado di formare un’ipotetica formazione di tutto rispetto.
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