È stata la partita di Edin Dzeko, non è stata la partita di Manolo Gabbiadini. L’hanno decisa nel bene e nel male i due centravanti, anche se la Roma ha sbancato il San Paolo (3-1) mettendo in campo pure altre risorse: dalla maggiore duttilità tattica a un’attenzione difensiva superiore alla media, che sono invece colpevolmente mancate al monotematico e distratto Napoli di ieri. Spalletti ha esaltato la prestazione dei suoi. «Questo successo è tutto merito nostro: abbiamo battuto una squadra molto forte, che resta comunque una delle principali pretendenti per lo scudetto». È stato un dopo gara esemplare, con l’applauso dei 50 mila di Fuorigrotta agli sconfitti e l’imprevista visita di Aurelio De Laurentiis nello spogliatoio degli avversari: per complimentarsi con un gesto distensivo (molto apprezzato da Totti e compagni) con i vincitori. Vanno invece ben oltre il fair play i regali di Koulibaly e Hysaj, che hanno cambiato l’inerzia di una sfida fino a quel momento ancora in equilibrio: a cavallo tra la fine del primo tempo e l’avvio della ripresa. Ma Sarri ha esagerato un po’: dando un peso decisivo agli errori dei singoli e sorvolando sul pomeriggio abulico dei suoi giocatori, sotto tono perfino dal punto di vista fisico, con Maksimovic, Insigne e Hamsik messi ko dai crampi. «Ci hanno puniti gli episodi, la nostra prova non è stata così negativa», ha provato a minimizzare l’allenatore, al primo passo falso in casa della sua gestione.
Il Napoli era reduce da dieci vittorie di fila (Champions compresa), al San Paolo: le ultime quattro conquistate dopo la cessione di Higuain, a cui gli azzurri erano riusciti a non pagare dazio. Il grave infortunio di Milik ha invece fatto subito danni, complici il trasformismo tattico della Roma (difesa “a tre”, alternata con il modulo 4-2-3-1) e il pomeriggio super di Dzeko, che ha stravinto la sfida a distanza con Gabbiadini. I due centravanti erano per motivi differenti gli osservati speciali della partita e hanno finito in effetti per deciderla. Il bosniaco confermando con una doppietta (primi gol stagionali in trasferta) la sua recente ripresa, di cui deve dividere i meriti con Spalletti. «Credere in lui è stata la scelta giusta: ha delle grandi qualità, di cui spesso però si dimentica». Non ieri, nello scontro diretto per il secondo posto al San Paolo. Dzeko ha messo a segno due reti da perfetto uomo d’area: prima sfruttando un assist di Salah e poi con un colpo di testa perentorio, in mischia. Ma il bosniaco è piaciuto anche per la tenacia con cui ha lottato a tutto campo, aiutando spesso i suoi compagni a uscire dal bunker. La Roma ha avuto un terminale perfetto, a differenza del Napoli. Gabbiadini, lanciato tra i titolari dopo l’infortunio di Milik, ha toccato in tutto appena dieci palloni in 57’, contati: otto lontano dall’area e due nei sedici metri. Avulso dal gioco: un po’ per la scarsa fiducia da parte dei compagni, un po’ per la sua poca combattività, che gli è costata una bordata di fischi al momento della inevitabile sostituzione. Il centravanti di scorta non ha superato il primo esame e ora De Laurentiis riflette sulla necessità di riaffacciarsi sul mercato, con la Champions alle porte. Sarri ha urgente bisogno di un piano B, in attacco. Spalletti ha invece ritrovato il suo bomber e insegue la Juve: grazie a un nueve ritrovato, che ha smesso di essere falso.