Hai visto che abbiamo messo Il Gladiatore come musica?
“L’ho visto diverse volte, mi caricava e mi piaceva. Ho incontrato Russell Crowe dentro al Colosseo. Aveva la maglietta adatta”.
Sei citato ne La Grande Bellezza… “Non lo sapevo. Allarme per Totti, sempre allarme. Sei sempre al centro dell’attenzione”.
Non passi mai inosservato… “Passa, passa. Ora però è peggiorato. Speravo che smettendo di giocare sarebbe stato meglio. Ci sono le cose di sempre, foto e autografi ovunque”.
Vengono mostrate le immagini che racchiudono i suoi migliori momenti… “Grazie, ma manca uno dei gol più belli”.
A quale ti riferisci? “A quello di Milano”.
Non a quello con la Sampdoria? Sei stato vicino alla Sampdoria… “Se non ci fosse stato un mini torneo con la Roma, già avevo firmato”.
Viene mostrato il gran gol segnato contro la Sampdoria nel 2006… “Il vento ha spostato il pallone (ride, ndr).
Sull’addio al calcio… “Un giorno diverso rispetto a tutti gli altri dei 25 anni di carriera. Sapevo che era la fine di una carriera che ho sempre voluto terminare a Roma, con un’unica maglia. Era il mio sogno sin da bambino. C’è stato un momento in cui c’erano buone possibilità di andare, ma alla fine l’amore verso questi colori hanno fatto sì che scegliessi la Roma per sempre. Non ho vinto tanto, ma è la vittoria più grande, posso reputarmi fortunato”.
Gli viene mostrata la maglia, l’ultima, indossata il 28 maggio 2017… Un miracolo averla conservata! “È un giorno diverso, alcune maglie le ho conservate. Non posso dartela questa, ma se vuoi…”.
Hai avuto paura a fare il discorso? “Diciamo che con Ilary, già un mese prima, ne parlavamo. Volevo fare una cosa diversa da tutti gli altri, una cosa semplice. Alla fine ci siamo messi là, le ho chiesto aiuto nel buttare giù un po’ di cose, volevo esternare ai tifosi della Roma e non solo il mio amore di questi 25 anni per questa maglia”.
Gli vengono mostrate le immagini dell’addio… “Non era facile leggerla. Quando ero da solo a casa, leggevo e piangevo. Mi dicevo, ma piangi da solo? Venivano Cristian e Chanel e cercavo di non farmi vedere e non ci riuscivo”.
Piangi anche quando sei solo… “Adesso no… prima sì, quando ero piccolo”.
Nel libro c’è scritto che quando senti un rumore mandi Ilary a vedere… “Se capita sì, ma prima mi nascondevo proprio. Facevo finta di essere morto. All’epoca non c’era niente. Adesso ci va Ilary, altrimenti non la sposavo (ride, ndr)”.
Una volta hai detto che Ilary si copriva molto di notte… “Pigiamone, calzini di lana, tutto. Per spogliarla ci metto un’ora e mezza. La cosa bella di lei è che è rimasta sempre uguale”.
Farete una sit-com? “Ho letto, ma non so niente”.
Ci sono foto in cui lei ti rimprovera… “Parlavamo d’altro. Non stavamo litigando. Lei è abituata a gesticolare. Non la critico, lei muove sempre le dita, non sta mai ferma”.
Hai detto una cosa brutta! “Non parlo mai male di lei”.
Tra qualche giorno è il tuo compleanno e presenterai il libro… “Ringrazio la casa editrice, Paolo Condò che è stato un anno intero dietro a me e non era facile, sia per lui che per me. Facciamo questo evento al Colosseo non per il mio compleanno, ma per beneficenza al Bambin Gesù. Ci tengo a sottolinearlo, è la cosa più importante”.
Nell’introduzione si racconta di una tua visita al carcere di Rebibbia… “Facciamo il giro delle celle, troviamo i detenuti di tutte le squadre, tutti contentissimi perché quando vedono giocatori per loro è vedere il Papa. C’era un bancone dove facevamo delle firme, c’era questo ragazzo che gesticolava e strillava. Nessuno lo faceva passare. A un certo punto comincia a spingere, si è voluto fare una foto con me. Non capivo il perché di questa fretta, sono venuto a sapere che doveva uscire la settimana prima e ha chiesto il permesso di rimanere perché sapeva che sarei venuto”.
E quella volta che il frate cappuccino ti ha salvato? “Era una settimana dopo la vittoria dello scudetto. Eravamo in un ristorante a Testaccio, dove c’è la romanità. La gente seppe che ero lì, l’unico modo per scappare era arrampicarsi dall’altra parte, dove c’erano dei frati cappuccini in un convento. Ho scavalcato, era buio. Vidi questo con questa lampada, era un frate cappuccino che mi ha chiesto cosa facessi lì e mi accompagnò, chiedendomi poi una foto”.
Fazio mostra un pallone che definisce “il peluche di quando era piccolo”… “A 8 mesi ho cominciato a camminare a Porto San Giorgio. Ma sempre col pallone vicino. Era pieno di breccole”.
Ti chiamavano Gnomo… “Non crescevo mai, ero esile. Mamma mi dava la pappa reale, che schifo!”.
Poi gli mostrata una foto con tutta la famiglia… “La mia fortuna, mi hanno insegnato tanto”.
Non hai mai visto Roma… “Esco, ma nascosto. Vorrei vedere altre cose”.
Ci sono murales in città che ti raffigurano… “Li ho visti, perché escono le foto. Ce n’è uno dove andavo alle medie”.
Avete dovuto cambiare casa perché ti rubavano anche lo zerbino… “Lo cambiavamo tutti i giorni, un altro po’. Era diventato invivibile, avevo la gente sul pianerottolo, non sapevi chi fosse, quelli nel palazzo erano seccati”.
Gli viene mostrato il suo primo gol contro il Foggia… “Non sapevo dove andare, avrei voluto fare mille cose e non ho fatto niente”.
I titoli furono che “la Roma salvata da un ragazzino”… “Non avevamo disputato una grande partita, il Foggia fece una grandissima partita. Ero giovane e spensierato. Non avevo tanta pressione”.
Poi l’hai sentita… “Andando avanti e crescendo. Sono tranquillo, ma mi prendo responsabilità quando c’è da farlo”.
Dopo la vittoria dello scudetto sei uscito in motorino… “Dopo la partita andai a casa a prendere la moto, non so come feci. La presi e andai al ristorante dove andavamo spesso a festeggiare. A Roma era impossibile camminare. Entrai dentro col casco e sono rimasto 5 minuti col casco. Poi ho dovuto levarlo, altrimenti mi sarebbe venuta la rosolia”.
È vero che Papa Giovanni Paolo II tornò indietro durante un’udienza? “Facevo le elementari. Ero un batuffolo. Giocavo a calcio, non con la Roma. Andammo in udienza con la scuola, c’erano tantissime persone. Lui passò e dopo uno-due secondi tornò indietro e mi baciò in fronte”.
Gli viene mostrata un’altra foto… E tua mamma ha detto che sei stato prescelto… “Guarda il sorriso! Quello con la barba ha rubato il portafoglio all’altra signora! Se n’è accorta dopo. Sicurissimo. Tanto ormai non ci sarà più quello.
Gli viene mostrato il video di Antonello Venditti in concerto all’Arena di Verona mentre canta “Giulio Cesare”. Nel testo viene modificato una parte per dedicarglilela a Francesco Totti. Le immagini scorrono sui maxi schermi… questo il testo che il cantautore dedica al “Capitano”: “Sei un amico che mi porterà fortuna, questo concerto è cominciato con una sfiga bestiale, ora sei arrivato e diventerà fenomenale”.
Ora a Francesco Totti gli vengono mostrate le immagini dei gol a “cucchiaio” nella sua carriera e successivamente una foto col figlio Cristian… “Mi somiglia come colori, ma somiglia più a Ilary”.
Tuo figlio gioca nelle giovanili della Roma… poi Cristian ha fatto una cosa meravigliosa, non ha segnato perchè il portiere era a terra colpito alla testa “Si, nel settore giovanile. E’ successo in un torneo a Madrid. Poi gli ho detto che lui non era mia figlio perchè io prima avrei segnato e poi sarei andato dal portiere… no scherzo. Ha fatto bene come ha fatto… ha fatto ciò che deve fare un ragazzo”.
Viene mostrata l’intervista a Cristian, dopo una partita in cui non ha voluto segnare contro il portiere infortunato. Inglese perfetto… “Almeno lui… io ascolto. Ilary parla un po’ inglese. Io ascolto (ride, ndr) Cristian e Chanel sono bravi. Ilary ha voluto mandarli alla scuola americana”.
Fazio regala a Totti un pacchetto con 4 rigatoni, in riferimento a una vecchia intervista in cui parlava della sua dieta… “Ilary controlla tutto, non vuole che ingrassi. Mangio altro di nascosto (ride, ndr)”.
Le barzellette son finite? “Basta, dai!”.
Io no… Ilary e Totti entrano in un negozio per comprare una maglietta; Ilary dice a Totti: “Amore come mi sta? Mi ingrassa? Perchè la dobbiamo mangiare?”.