Mancano meno di 24 ore all’ennesimo derby della capitale e quando i tifosi giallorossi ricordano i fasti storici di Roma-Lazio, non possono non pensare anche alle fantastiche parate di Julio Sergio Bertangoli, portiere brasiliano tanto caro a Spalletti e Ranieri. Julio Sergio è ancora legatissimo ai colori della Lupa, tanto che ancora oggi coltiva la comunicazione con molti dei suoi ex compagni. Julio Sergio ha rilasciato un’intervista parlando del momento attuale della Roma, del derby e non solo.
Che idea ti sei fatto dell’attuale momento storico del calcio italiano, considerando la mancata qualificazione della Nazionale ai Mondiali, ma anche l’arrivo di Cristiano Ronaldo in Serie A? “È già da un po’ di anni che nel resto d’Europa sono un po’ più avanti in termini di strutture e di organizzazione, anche con la Nazionale, quindi per me è il momento giusto per fare una ripresa di tutto, anche con gli stadi e con le squadre più piccole che una volta erano molto più forti. Cristiano Ronaldo è un calciatore che può portare tanto al calcio italiano: sponsorizzazioni, più visualizzazioni in tutto il mondo, sono cose che sicuramente succederanno”.
Le prime giornate di campionato sembrano dire che il Napoli sia l’unica anti-Juve: tu sei d’accordo o ti aspetti qualche sorpresa dalle altre squadre? “Penso sia difficile che qualcuno batta la Juve quest’anno. La Juve ha praticamente due squadre, quindi la vedo dura che qualcuno possa toglierle lo scudetto. Può succedere, ma è difficile per la qualità della Juventus”.
La tua esperienza a Roma è stata ricca di soddisfazioni, ma noi vogliamo ricordare un momento in particolare: le tue lacrime a Brescia quando sei rimasto in porta nonostante un brutto infortunio. Secondo te ai calciatori di oggi manca questa dedizione al sacrificio e alla resistenza? “Questo è molto personale. C’è chi ce l’ha dentro e c’è chi non ha questo spirito. Non penso che manchi questo, il calcio è diventato uno sport molto diverso da quello che era qualche anno fa: si gioca tantissimo e i giocatori sicuramente fanno più fatica perché le partite sono molto più fisiche adesso. Sicuramente c’è chi ci mette l’anima e c’è chi preferisce fare delle belle prestazioni e magari in qualche partita fare un po’ di meno, ma questo penso sia normale, è sempre successo così”.
Domani si giocherà il derby, altra partita che ti vide protagonista. Rispetto ai tempi in cui giocavi, credi che il modo di vivere questo evento sia cambiato in peggio, considerando la comparsa dei social network? 2Come hai detto tu, il mondo sta cambiando, tutto sta cambiando, però dentro al campo no. Ci sono derby che saranno sempre quelli più importanti: Roma-Lazio, Barcellona-Real Madrid, Boca-River, quindi sono delle partite che tutti vogliono giocare. La stessa settimana è diversa, tutto è diverso. Per me è una delle partite più importanti al mondo. I giocatori lo sanno”.
Che consigli daresti ad Olsen per il suo primo derby? “Non sono in grado di dargli consigli, è un portiere esperto, uno che ha fatto bene. Non è facile arrivare a Roma, il calcio italiano è diverso. Sono sicuro che lui è tranquillo e secondo me farà bene, poi il calcio italiano non si impara da un giorno all’altro. Secondo me lui è in crescita e deve continuare a crescere, quindi deve stare tranquillo e fare il suo lavoro. Speriamo che la Roma possa vincere e andare benissimo perché farà tanto bene all’ambiente”.
Tu hai fatto parte della prima Roma di Spalletti, che in seguito è stato l’ultimo allenatore di Totti. Conoscendo il mister, secondo te il ritiro di Francesco poteva essere gestito meglio? “Non so quali erano le dinamiche di spogliatoio, il rapporto. Ho letto qualcosa sul libro di Francesco. Tutti e due hanno delle personalità abbastanza importanti, quindi è difficile dire se si poteva gestire peggio o meglio, anche per la società. Francesco ha fatto le sue scelte, non so se poteva giocare ancora o no, però niente di quello che è successo può ledere quello che ha fatto Francesco per la Roma. Cioè, non ci sarà mai più uno come lui”.
Hai citato la biografia di Totti che è uscita ieri, con diversi ricordi del passato. C’è invece un episodio particolare o piacevole che ti ha visto protagonista con Francesco che potresti raccontare tu? “Francesco è una persona abbastanza normale. È uno che ti fa ridere spesso in allenamento, nello spogliatoio. Ieri l’ho salutato per il suo compleanno, mi ha risposto sempre gentilmente. Noi avevamo un rapporto abbastanza stretto perché eravamo seduti vicino in spogliatoio, ma lui è sempre stata una persona a portata di mano, gentile, faceva sempre ridere a tutti. Niente di particolare, ma forse un giorno gli chiederò la verità su alcune cose che ha detto sulla mia prima partita, ma non so se siano vere. Prima devo confermare con lui e poi ti faccio sapere”.
Parli di cose positive o negative? “Positive, sempre. Io non ho mai visto un gesto negativo di Francesco dentro allo spogliatoio. Qualcuno diceva che ogni tanto alzava la voce o faceva qualcosa, ma nel periodo in cui ci sono stato io non ho mai visto Francesco parlare in questo modo o fare qualsiasi cosa di diverso, non ha mai chiesto di essere trattato diversamente dagli altri, quindi è sempre stato piacevole essere vicino a lui. Poi quello che lui faceva in campo, è la storia che lo racconta”.
A Roma si parla di un possibile ritorno di Montella, proprio l’allenatore col quale hai cominciato a perdere il posto in giallorosso. Secondo te sarebbe una buona scelta? “Io non so se sia il momento giusto per togliere Di Francesco. La Roma ha perduto giocatori importanti a centrocampo, Alisson poi era in un momento spettacolare. Devono pensare bene per fare un cambio di allenatore che è sempre un cambio importante, poi se la Roma deve cambiare e deve portare un nome importante, Montella ha già fatto un salto di qualità, è una persona perbene, mi ha tolto, ma mi ha detto quello che pensava lui, poi abbiamo parlato altre volte. Può essere un nome importante, poi ci sono anche altri, quindi questo è un ragionamento che deve fare la società per il suo futuro, perché la Roma deve pensare a vincere e vincere in questo momento significa andare in Champions League, poi dal prossimo anno puntare sul campionato”.
Qual è il compagno giallorosso al quale sei rimasto più legato? “Con Taddei parlo abbastanza spesso, ma anche con Simplicio e Faty. Con Francesco ci salutiamo sempre in date commemorative. Sono tanti le persone che sono passate. Facciamo delle amicizie, però alla fine ognuno prende la sua strada, non è facile essere in contatto con tutti”.
Per concludere: qual è il tuo augurio o la tua aspettativa per la stagione della Roma? “Per me se arriva in Champions League è un gran lavoro: per come ha iniziato, per la perdita dei giocatori e per tutto quello che può succedere quest’anno. Per me la Champions League è l’obiettivo massimo, se riescono ad arrivare in Champions League è proprio una vittoria”.