Dalla gogna alla passerella trionfale. La parabola che ha accompagnato questo primo scorcio di avventura romanista di Santon è singolare e al tempo stesso sintomatica dei tempi. L’eccellente prestazione fornita nel derby lo ha riportato agli onori delle cronache. Ma all’inizio erano stati soltanto oneri. Nonostante lui fosse esente da responsabilità.
Accolto da scetticismo diffuso, quando non da aperta ostilità, i ripetuti insulti “virtuali” ricevuti lo hanno costretto a chiudere i commenti degli utenti sui propri profili social, al momento dell’arrivo a Roma. Uno sbarco all’aeroporto in tono dimesso, senza folla ad attenderlo e acclamarlo come da protocollo tipico del mercato estivo. Ma con una presenza oltremodo significativa, quella di Monchi. Il direttore sportivo si mosse personalmente, per dare il benvenuto al nuovo acquisto già a Fiumicino e attestare così al giocatore la vicinanza della società, a fronte di un approccio così difficile.
Santon però ha le spalle larghe e non ha fatto una piega alle critiche preventive. Si è catapultato nella nuova realtà mettendosi a lavorare e attendendo il suo momento. In silenzio, facendo parlare i fatti. Che raccontano di un esordio in giallorosso proprio nello stadio che a lungo lo ha visto protagonista, quel Meazza calcato tante volte quando vestiva il nerazzurro. Scampolo finale contro il Milan, in una sorta di riedizione di derby personale a distanza. Una gara finita in modo sfortunato, non per sue colpe.
Poi di nuovo nelle retrovie, alle spalle di uno dei volti più rappresentativi della Roma, quel Florenzi che ha iniziato la stagione all’insegna di un rendimento più che buono. Non solo: nelle gerarchie estive, l’ex interista veniva indicato come possibile terza scelta, anche dietro Karsdorp. Ma con l’olandese ai margini nelle ultime settimane, il turno di Davide non ha tardato ad arrivare. (…)