Forse ha ragione Di Francesco: ricorda Montella. O magari ha ragione chi lo paragona a Salah, o Iturbe. Diciamo che Under è un Iturbe che ce l’ha fatta. Perché poi nella sua micro storia nella Roma, di differenze con i tre ce ne sono, eccome. Di Montella, come sostiene il tecnico, ha la preparazione del tiro (il destro è migliore), la velocità di esecuzione, il saper rubare il tempo all’avversario, poi poco altro. Cengiz è più muscolare di Montella, sicuramente meno tecnico. I primi sei mesi dello scorso anno, molti hanno pensato a un Iturbe bis, perché ha giocato, ha abbassato la testa, poi è sparito. Manuel non è mai riapparso, mentre il turchetto sì, e da quanto è riemerso non ha mai più deluso. Gol, prestazioni sempre all’altezza. Continuità. Oggi è un titolare, è il classico esterno di piede sinistro che piace all’allenatore. Decisivo spesso, tra l’altro. E in un anno è cresciuto, ha cominciato a capire l’italiano e a farsi comprendere. Se Monchi si è beccato molte critiche per non aver azzeccato un giocatore, Under, almeno, gli sta dando soddisfazioni con gli interessi: lo ha voluto lui.
IL FUTURO – Magari andrà via come tanti altri forti prima di lui (la Roma lo ha pagato 13.4 milioni più 1.5 di bonus, quindi la super plusvalenza è scontata), alcuni grandi club gli hanno messo gli occhi addosso, anche in Germania. Bisognerà sempre fare i conti con le ambizioni (cit Alisson) dei giocatori e le esigenze future della Roma, che ha sempre dimostrato di voler/poter trattare con chiunque e chiunque. Per ora Cengiz è qui, nessuno lo tocca: sta anche trattando il rinnovo. Ha timbrato in campionato e in Champions League. Da febbraio in poi è stato costante nelle realizzazioni, con sette reti (più una con lo Shakhtar negli ottavi di Champions) e come rendimento. Quest’anno, come tutti, ha pagato il momento negativo della squadra, è pure lui si è fatto trascinare nell’ombra, Fino a trovare il Big Bang contro il Frosinone. Un tiro, uno scoppio: gol. Lì si è riaccesa la Roma, lì è ricominciato tutto. Under è un classe 97, ha l’energia e la personalità di un veterano, non si impressiona. Ha solo il problema che non riesce a controllare gli sforzi, e per questo Di Francesco al massimo gli fa giocare due partite ravvicinate. Su questo deve lavorare. «Amo la città di Roma e i tifosi giallorossi. Voglio vivere una grande stagione», disse. L’inizio non è male. Purché non sia l’ultima.