Tre minuti in nazionale per segnare un gol di prepotenza, 248 con la Roma senza cavare un ragno dal buco. C’è uno Schick che gioca con la testa libera in Repubblica Ceca e un altro sotto pressione, sfiduciato, che non riesce a sbloccarsi in giallorosso. Non è il primo e non sarà l’ultimo caso di «sdoppiamento» di un calciatore, di sicuro è un chiaro esempio di quanto il contesto possa condizionare il rendimento. Una sorta di prova che il famigerato «ambiente» esiste e incide sulle prestazioni. La storia s’è ripetuta ieri, mandando al manicomio parecchi romanisti. Derby in Nations League tra Slovacchia e Repubblica Ceca a Trnava, gli ospiti in vantaggio con Krmencic, l’attaccante del Viktoria Plzen strapazzato dai giallorossi all’Olimpico in Champions, pareggio del napoletano Hamsik. Al 73′ Schick entra dalla panchina e al 76′ sorprende l’amico interista Skriniar con un inserimento verso il primo palo e incorna di potenza: 2-1 e vittoria per i cechi. «Non ero arrabbiato per non essere partito titolare – racconta il romanista a fine partita – quando sono entrato in campo volevo aiutare la squadra. Sono arrivato da dietro, Skriniar non mi ha visto e sono riuscito a segnare la rete della vittoria».
Semplice no? Peccato che le perle di Patrik siano diventate una rarità quando veste giallorosso, quest’anno è ancora fermo a zero gol in sei presenze, solo da due da titolare e tutte nel complesso deludenti. Con tanto di errori al tiro tali da far dubitare che questo sia lo stesso giocatore ammirato nella Sampdoria e strappato a suon di milioni (42 complessivi) da Monchi sul mercato di due estati fa. I dati parlano chiaro e non possono non chiamare in causa l’aspetto mentale: Schick ha segnato cinque gol e rimediato un rigore nelle cinque amichevoli estive giocate dalla Roma, non appena ha rimesso piede in nazionale è andato a segno nell’esordio in Nations League con l’Ucraina, ieri il gustoso bis e martedì una nuova chance all’orizzonte in casa della nazionale di Shevchenko. Con la Roma, dove tutto per lui diventa più pesante, in gare ufficiali e fermo a tre reti in 32 presenze, mentre con appena tre partite in più alla Samp ne aveva segnati 13, spesso partendo dalla panchina come fa anche in Nazionale.
Per cui la «scusa» della concorrenza con Dzeko regge fino a un certo punto. Di Francesco e la società sperano ovviamente che la molla sia finalmente scattata. Perché Schick non può diventare un brocco appena rimette piede a Trigoria e in allenamento il suo talento è sempre stato evidente sin dai primi giorni. Basterebbe poco, forse, un episodio, una giocata decisiva e la sua storia in giallorosso potrebbe cambiare. Sabato con la Spal la prossima occasione, una gara in cui Patrik dovrebbe trovare spazio. Intanto a Boston si programma il futuro: domani i dirigenti Fienga e Calvo raggiungeranno Baldissoni negli uffici del presidente dove sono iniziati i meeting su stadio, strategie dei vari settori aziendali e… mercato. Sì, perché nei prossimi giorni anche Monchi si imbarcherà dalla Spagna verso gli States portando il suo piano a Pallotta. Lainez, Tonali, il sogno De Ligt (ma non per gennaio e costosissimo), i classe 2002 Sforza e Frias: tanti giovani nel mirino, a conferma che la filosofia di base non cambia.