Non è esattamente un taciturno. Justin Kluivert parla, a volte lancia grida di dolore (il che è anche positivo, vista l’età e le giuste ambizioni). Vuole giocare, altrimenti che cosa è venuto a fare? Del resto quel video in cui Mourinho gli sussurrava il suo desiderio di volerlo allenare ne ha alzato il valore, quindi anche le sue pretese. Ha scelto la Roma, non sappiamo se come trampolino, ma fino a ora lo abbiamo visto poco: 4 partite di campionato e una in Champions. Perché i ragazzi, seppur bravi, vanno lasciati crescere nel tempo. DiFra gestisce, lui vuole bruciare le tappe e lo si evince dai discorsi che fa. E’ ragazzo, scalpita. In queste settimane di soste nazionali (lui era con l’under olandese), qualcosa l’ha precisata, in un paio di interventi a distanza di tre/quattro giorni. Il primo: «C’è chi dice che non ce la farò ad emergere, ma io ho fiducia in me stesso e sono pronto a dimostrare tutto. Sto crescendo tanto e non posso lamentarmi. Prima di tutto devo assicurarmi di non finire più in tribuna. Sono sicuro che non accadrà più. Ho ben chiaro di come voler proseguire il mio percorso». Il secondo: «Quando ho giocato ho fatto solo il mio. In allenamento sto migliorando: sto diventando più forte e ne sono sempre più consapevole. Capisco cosa i compagni vogliano da me e cosa vorrei io da loro. Dobbiamo lavorare e costruire il futuro su questo, ed è così che spero di giocare più minuti».
L’APPELLO – L’ossatura dei discorsi è sempre la stessa: vuole giocare di più, non vuole andare in tribuna (ma dai?). O quantomeno si aspettava di avere più spazio, questo è lecito. La stagione è appena cominciata e tempo ne avrà. L’exploit della prima giornata, scatto, dribbling e assist perfetto per Dzeko, non ha avuto seguito. Le sue doti si sono spente nel mosciume della prima Roma, che è riemersa solo dalla partita contro il Frosinone. Kluivert ha giocato a destra, a sinistra, la sua migliore prestazione è arrivata in Champions League (con il Viktoria Plzen), dove ha pure segnato un gol nell’una delle due partite giocate fino a ora da titolare. Il predestinato non fa mai niente a caso: Justin – per quel gol europeo – è entrato nella storia della Roma perché mai un giocatore così giovane (19 anni e 150 giorni) aveva segnato con la maglia giallorossa in Champions.
SPAZIO LIBERO – Ma la domanda è questa: ne avrà di spazio (in più) questo benedetto ragazzo? Sì, perché Di Francesco ha bisogno di fare turnover e Justin entrerà sicuramente nelle fisiologiche rotazioni, magari a partire proprio dalla partita di domani contro la Spal. Là davanti è venuto meno per qualche settimana Diego Perotti e Patrik Schick non viene considerato un esterno tranne in rari casi. Quindi, a destra per ora c’è Under, a sinistra ci sono Kluivert con El Shaarawy (più eventualmente Pastore). Quindi, tra Spal, Cska e Napoli, gli tocca per forza. L’impressione è che il suo turno arrivi prima di quanto si pensi, ovvero già domani. Nel ruolo che più gli piace ricoprire, quello di esterno sinistro. In questo caso al posto di El Shaarawy, perché possibile titolare in Champions. Dei tre esterni l’unico con specificità è Under, che difficilmente Di Francesco toglie dal ruolo di esterno destro, mentre Kluivert ed El Shaaarwy hanno giocato su entrambe le fasce. Quindi, se Eusebio vuole far riposare uno o l’altro, ecco che Kluivert diventa in automatico il titolare, specie in questo periodo in cui l’allenatore si è perso per strada Perotti. Quindi, caro Justin, può passare dalle parole ai fatti.