Per la prima volta Di Francesco resta in silenzio dopo una partita. Per la prima volta in 18 mesi Monchi si prende la responsabilità di chiedere giustizia davanti alle telecamere, perché la linea pacifica non sta premiando e perché con Orsato, ieri alla Var, la Roma ha un conto in sospeso. Solo la beffa Liverpool nella semifinale di Champions aveva stizzito tanto il direttore sportivo, che però in quel caso era stato affiancato da Pallotta nella battaglia per portare la tecnologia in Europa. Stavolta la tv era accesa e seduto davanti allo schermo c’era il fischietto di Schio, quello che già solo con la sua presenza nel famoso derby di Coppa Italia del 26 maggio 2013 diventò un gatto nero per i giallorossi (nemmeno ai laziali sta molto simpatico, visto il rigore non concesso a Lukaku e il penalty dato a Strootman punito poi con la prova tv neppure sfiorato da Wallace nella stessa stracittadina).
Di errori contro il club di Trigoria ne ha commessi parecchi in passato e proprio al Franchi fu lui 3 anni fa a cacciare clamorosamente Salah, reo di aver fatto un cenno di protesta con la mano (mal) interpretato come un «vaffa…», un’esasperazione della sua ossessione per gli atteggiamenti dei giocatori. Ma gli errori più pesanti sono arrivati dalla postazione Var: sua la scelta nella sfida con l’Inter dell’agosto 2017 di non richiamare Irrati per segnalare il contatto tra Skriniar e Perotti, che quantomeno meritava di essere rivisto, invece ha lasciato che il collega sbagliasse due volte, non dando il penalty e fischiando un calcio d’angolo inesistente. Venne subito dopo designato per Samp-Roma e anche li fece danni, con Strootman steso in area da Ferrari e rigore… ma per i blucerchiati sul capovolgimento di fronte e fallo di mano di Kolarov. Un vero disastro.
«Cosi non Var», ironizzavano i tifosi e adesso a dar voce ai torti subiti è il più autorevole Monchi, che già in settimana aveva mandato un piccolo segnale di protesta ai piani alti con l’intenzione di presentare ricorso per la multa al «simulatore» Dzeko ed è sbottato alla goccia che ha fatto traboccare un vaso bello pieno, perché il contatto tra Olsen e Simeone non c’è, anzi è il viola a colpire in faccia il portiere: «La Roma – tuona il diesse – meritava di più, c’è stata una decisione che ha cambiato la partita. Hanno segnato un rigore che non c’è. L’arbitro (Banti, lo stesso che impedì ai giallorossi con Garcia di fare il record europeo di vittorie consecutive in avvio di stagione negando un penalty a Pjanic a Torino, nde) è l’ultimo responsabile, ma c’è una persona che non è la prima volta che si rende protagonista di queste situazioni. Chiedo un po’ di certezza e di giustizia».
Vecchi rancori e nuovi disappunti che hanno smosso qualcosa: «Siamo la Roma e non possiamo girare lo sguardo dall’altra parte. Se dobbiamo parlare, parliamo. Ma non penso sia questa la strada: la strada è utilizzare la Var. lo contesto il fatto che non sia stato richiamato l’arbitro per rivedere le immagini». Poi c’è un mondo intorno a quella svista che va considerato, comunque, perché la Roma ha una classifica che «porta depressione, meglio non guardarla» e allora un’altra riflessione va fatta, dice Monchi, «su noi stessi: a Firenze la Roma è stata più vicina ad essere la nostra squadra, ma dobbiamo migliorare il nostro calcio. E la strada è più vicina. La fiducia in Di Francesco è la stessa di quando lo abbiamo preso».