Justin Kluivert ci riprova. Sì, perché anche nella gara dell’Olimpico contro il Cska, Di Francesco aveva deciso d’impiegarlo dal primo minuto. Poi, nella rifinitura, un affaticamento muscolare al flessore lo aveva costretto al forfait. Non solo in Champions ma anche a Napoli. È rientrato sabato a Firenze, dove ha giocato 35 minuti. Quasi un rodaggio in vista di Mosca. Domani infatti dovrebbe toccare nuovamente a lui. Al momento l’olandese è davanti a El Shaarawy per completare il tridente offensivo con Dzeko e Under.
Un po’ perché il Faraone è reduce da una cattiva prestazione al Franchi ma soprattutto perché da 5 gare non riposa (Dzeko, considerando la Nazionale, è a quota 9). L’ex Ajax ha già lasciato il segno contro il Viktoria Plzen, diventando il più giovane (19 anni e 150 giorni) ad aver segnato con la maglia giallorossa in Champions. Ora cerca il bis. Normalmente Justin non è uno che s’impressiona. Un anno fa, quando in Olanda gli chiesero se la concorrenza di Neres e Younes gli incutesse timore, replicò così: «Paura? Mai avuta, se non quando ho fatto l’esame di guida». In olandese lo definirebbero «bluf», termine che oscilla tra l’arroganza e la consapevolezza dei propri mezzi.
«EL BUITRE» – Proprio quella sensazione che Kluivert profuse in quei 20 minuti contro il Torino, al debutto nel campionato italiano. Che poi è quello che si attende da lui Di Francesco. Al quale non sono passate inosservate le dichiarazioni di Paulo Sousa: «Mi piacerebbe allenare i giallorossi, non l’ho mai nascosto – ha spiegato a Sky – Il mio target è lottare per vincere il campionato, arrivare sino in fondo in Champions e la Roma è una squadra che potrebbe fare al caso mio. Non ho avuto però contatti». Rimanendo in tema di lingue, in Spagna lo definirebbero «el Buitre», l’avvoltoio. E poco importa se Sousa è portoghese.