Il freddo di Mosca, uno stadio da quasi 80 mila tifosi e l’obbligo di non poter sbagliare più. Ha ragione un arrabbiato Di Francesco quando liquida il discorso Paulo Sousa con un «non me ne frega nulla, ho cose più importanti cui pensare. Decidete voi che siete bravi a leggere il pensiero se erano frasi opportune oppure no». Oggi alle 18,55 in un Luzniki stracolmo la sua Roma cerca il pass per gli ottavi di Champions e un bullone in più sulla panchina traballante del tecnico. Una vittoria in terra russa, infatti, porterebbe i giallorossi a +5 dal Cska a due giornate dal termine e con la squadra di Dzagoev impegnata al Bernabeu.
Servirà una Roma arrabbiata, diversa da quella vista finora in campionato. «Viviamo di alti e bassi – ammette Di Francesco – Dobbiamo trovare continuità. In campionato ci sono ancora 27 partite, dovremo essere bravi a rialzarci. Abbiamo un’occasione per dimostrare che in Champions stiamo andando davvero bene. Ci sono squadre che vincono nel recupero o di misura, serve un’altra mentalità. Solo una vittoria può darci fiducia. Poteva succedere a Napoli, dove ci siamo andati vicinissimi…». E anche a Firenze, dove le polemiche per il rigore su Simeone sono state tante. «Le immagini sono chiare, il rigore non c’era e ci ha condizionato. Ma dobbiamo migliorare nel non subire gli episodi, la squadra deve saper reagire ed invece abbiamo aspettato troppo a riprendere a giocare. Ci era già successo con la Spal». Ora conta solo il presente che si chiama Cska: «Per abituarci al freddo siamo partiti un giorno prima. Loro hanno un approccio molto aggressivo nei primi minuti, anche noi dovremmo dimostrare di impattare bene. Un’opzione potrebbe anche essere quella di Florenzi alto, ma non cambia la mentalità. Kluivert? Potrebbe partire anche lui dal via».
Sicuro di una maglia è Dzeko che in Europa si trasforma: «In Champions facciamo bene dallo scorso anno, forse perché in Italia pensiamo di poter vincere facile contro Spal, Chievo e Atalanta. Non è così». Soprattutto per lui: «I gol li devo fare, sono il primo a non essere felice quando sbaglio. Non mi fa piacere perdere, magari sono nervoso per questo. Il mister mi dice che quando perdo la testa perdo anche dieci minuti. Ma quando mi arrabbio mi fa bene, c’è una forza nuova». Chiusura su Schick: «Quando penso a lui penso al mio primo anno a Roma. Alla Samp e in allenamento Patrik ha fatto vedere quanto vale. Ora deve iniziare a lavorare su se stesso. E magari con un gol si sbloccherà, non è stato neanche fortunato».