Una questione di principio. L’occasione per fare giustizia. E giurisprudenza. La Roma è decisa a contestare fino in fondo l’assurda ammonizione presa da Dzeko a Napoli lo scorso 28 ottobre, con successiva (e automatica) multa che il giudice sportivo deve applicare nei casi di simulazione. Peccato che in quella circostanza, semmai, l’attaccante giallorosso poteva pretendere un rigore vista la spinta, evidente, di Albiol mentre si trovava a tu per tu col portiere Ospina.
E invece all’ammonizione sul campo si è aggiunta la beffa della sanzione pecuniaria. Una decisione talmente ingiusta che i dirigenti, a partire dal dg Mauro Baldissoni, hanno deciso di opporsi nonostante sia impossibile ottenere la cancellazione del cartellino giallo. Il club giallorosso ha depositato il ricorso e aspetta a giorni di conoscere la data dell’udienza che verrà fissata presso la Corte Sportiva d’Appello della Figc. Nel giro di due settimane, l’avvocato Antonio Conte, che ha curato il reclamo, si ritroverà quindi a discutere di fronte al presidente della corte Piero Sandulli e agli altri membri della sezione giudicante chiamati a decidere sul caso.
A supporto delle ragioni di Dzeko e della Roma verranno utilizzate le immagini video, di piena garanzia tecnica e documentale, che mostreranno l’esistenza del contatto tra i due calciatori e quindi l’errore nella decisione presa in quella circostanza dall’arbitro Massa. Per carità, non dare rigore non è stato uno scandalo come non lo sarebbe stato fischiarlo, ma sventolare il giallo sotto il naso di Dzeko è sembrato davvero troppo agli occhi della società giallorossa. Non è escluso che l’attaccante si presenti all’udienza insieme all’avvocato, l’obiettivo è difficile quanto intrigante dal punto di vista legale: si punta a una sentenza nella quale la Corte riconosca come Dzeko non meritasse nel caso specifico l’etichetta del «simulatore» comparsa nel dispositivo del giudice sportivo Mastrandrea.
Una decisione che farebbe giurisprudenza nell’ambito sportivo nonostante non possa essere accompagnata da effetti pratici quali la cancellazione del «giallo», che fa cumulo con gli altri presi nel corso del campionato e porta quindi a squalifica. Quello ormai non può toglierlo nessuno e tanto meno interessa contestare la multa di 2 mila euro. I precedenti non sono incoraggianti, ma la Roma ha chiesto un’udienza per discutere il ricorso come si fa nei casi in cui la sentenza può essere «modificativa».
La linea del club è chiara da anni: non alziamo la voce, ma quando c’è un’ingiustizia non stiamo a guardare. E tra curve chiuse senza motivo e prove tv utilizzate a casaccio qualche successo negli anni lo ha raccolto. Nell’ambito di questa strategia rientrano le dichiarazioni di Monchi dopo il clamoroso errore di Banti e Orsato a Firenze, con mancato utilizzo della Var per togliere il rigore inesistente assegnato ai viola. Un intervento dai toni soft, ma mirato, che ha portato a un risultato: Orsato, che con la Roma non ne azzecca una da anni, per un po’ non verrà designato per le partite dei giallorossi.
Intanto sulla scrivania di Baldissoni c’è ancora il possibile ricorso per la vicenda Malcom. Sulla carta è possibile presentare una causa alla Fifa contro il giocatore, gli agenti e il Bordeaux, un po’meno il Barcellona. Ma per questioni legali e soprattutto politiche, si è deciso di aspettare. Se non direttamente di soprassedere.