L’arrivo a Roma di Paulo Roberto Falcao (martedì sarà all’Olimpico per la sfida con il Real e per la festa di Francesco Totti che entra nella Hall of fame) è sempre un evento. Ma in un caso è un colpo allo stomaco. Lo è per Giuseppe, che di cognome fa Falcao.
QUESTIONE DI DNA – Giuseppe Falcao, anni 37, di mestiere fa l’assicuratore, ovviamente tifosissimo della Roma. Diciamo che l’amore per il giallorosso ce l’ha nel dna. Quel dna che lo ha reso Falcao, perché il papà naturale non lo ha mai riconosciuto spontaneamente il figlio, avuto durante la relazione con Maria Flavia Frontoni negli anni romanisti. Giuseppe, da Frontoni, è diventato Falcao intorno ai diciannove anni, al termine di lunghe battaglie legali, durante le quali non ha mai visto il Divino. «Non l’ho mai visto, né prima e né dopo. Mai. E’ una vita che lo inseguo, ma lui niente», ci racconta Giuseppe. Che vive di rammarico e sdegno, per un qualcosa che non s’è mai chiuso. «Mia mamma sta con una persona da trent’anni, io non cerco un padre, non cerco soldi, voglio solo avere un rapporto con lui, perché è il mio padre naturale: porto il suo cognome, gli somiglio, la gente mi chiede. E’ come se mi mancasse un pezzo». Giuseppe, proprio ieri, ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook. Ha pubblicato una foto con Paulo e Totti e l’ha accompagnata con queste parole. «Tante volte ho desiderato essere Totti, come ogni tifoso della Roma. Ma mai come martedì prossimo, anche per una sola stretta di mano, un sorriso, un Ciao Giuseppe…». La Roma ha colto il messaggio ma ha le mani legate e non ha voglia di mettersi in mezzo a questioni molto intime; il messaggio è arrivato a De Rossi e a Totti stesso. Solo una sorpresa, un colpo di teatro, potrà cambiare lo stato delle cose. «Sono sicuro che martedì non succederà nulla. Ormai siamo alle ultime chance, sono un po’ stanco. Ho sempre sentito la versione di mia madre, vorrei conoscere la sua».
I GRANDI RIFIUTI – Ma perché Falcao si rifiuta di accettare un solo incontro? «Molti amici mi ricordano le sue fughe dalle responsabilità, vedi il famoso rigore non calciato con il Liverpool. Io onestamente non so perché faccia così, forse perché nessuno di quelli che gli sono vicino, considerandolo un mito, hanno mai avuto il coraggio di fargli notare l’errore nei miei confronti. E i miti difficilmente ammettono di aver sbagliato. Io non voglio rovinargli la festa di martedì e spero di non averla rovinata alla Roma. Ho solo scritto quello che penso, le mie sensazioni. Non sono il tipo che si mette a fare le poste, ad aspettarlo dove non si aspetta: mi piacerebbe solo che anche lui accettasse di parlarmi. Per avere un normale rapporto, un dialogo civile, anche a distanza». Alla caccia di un papà, ma forse no, alla caccia di un amico. Che porta il tuo stesso cognome. Sperando nella mano del capitano. E magari martedì vedremo Falcao entrare in campo con Totti per una mano e Giuseppe per l’altra.